di Samuel Beckett
Regia, scene e ideazione luci
Robert Wilson
Costumi e trucco Jacques Reynaud
Drammaturgia Ellen Hammer
Disegno luci A.J. Weissbard
Suono Emre Sevindik
Con
Adriana Asti nel ruolo di Winnie
Yann de Graval nel ruolo di Willie
Assistente alla regia Christoph Schletz
Assistente alla scenografia Valentina Tescari
Direttore di scena Sue Jane Stoker
Direttore tecnico Amerigo Varesi
Assistente ai costumi Lara Friio
Supervisione luci Marcello Lumaca
Truccatrice Laura Tosini
Delegata di produzione Kristine Grazioli
Un progetto di
Change Performing Arts
commissionato da
Spoleto52 Festival dei 2 Mondi e Grand Théâtre de Luxembourg
prodotto da CRT Artificio, Milano
In questa commedia scritta nel 1960/61, Samuel Beckett esplora un soggetto melanconico, intriso di umorismo, che al giorno d’oggi ancor più che in passato richiama la nostra attenzione e muove i nostri animi: nel cammino verso la senescenza, quando ci sentiamo più fragili a causa degli effetti del tempo, come possiamo vivere, sentire, sperare nella felicità?
Beckett ci introduce al mondo di Winnie, una donna di mezza età, interrata fino alla vita in un tumulo. Nella visione di Robert Wilson questo è il risultato di un’eruzione nell’asfalto. La parte inferiore del suo corpo è immobile e nascosta alla vista. Winnie comunica unicamente con le braccia, le mani, il viso, le parole e i suoi occhi pieni di espressività. Winnie cerca di tramutare ogni giorno in un giorno felice, cerca di trovare momenti di felicità attraverso rituali che lei stessa ha creato: raccoglie gli oggetti quotidiani che la circondano, parla con loro e ricorda con un sorriso momenti della sua vita passata. Questi rituali le danno la forza per trovare un significato nella vita, nonostante la sua mobilità peggiori fino al punto in cui solo la sua testa emerge dal tumulo. Particolarmente importante per la donna è la presenza del marito Willie, che dimostra affetto nei suoi confronti nonostante sia di poche parole. Infine, forse al termine dell’ultimo giorno, non sorprende che Winnie canti la loro melodia preferita, lo struggente motivo de La vedova allegra… “Lippen schweigen”… (Ellen Hammer)
“Ho avuto l’onore di ricevere una visita di Samuel Beckett in camerino in occasione di uno dei miei primi spettacoli, A letter for Queen Victoria.
Si complimentò con me per il testo frammentato e non sequenziale. Quando Eugene Ionesco recensì il mio primo spettacolo, Deafman Glance, scrisse: ‘Wilson è andato più lontano di Beckett’, quindi quando finalmente lo incontrai ne fui molto intimidito.
Ho sempre sentito una certa affinità con il mondo di Beckett. Per alcuni versi l’ho sempre sentito vicino al mio lavoro, ma solo adesso, dopo trentacinque anni, ho deciso di accettare la sfida e confrontarmi con lui.
Mi piace Giorni Felici perché è allo stesso tempo molto semplice ed estremamente complesso. Si comprende immediatamente la situazione. Se compri il biglietto di uno spettacolo intitolato Giorni Felici, entri in teatro e vedi una donna sepolta fino al collo, puoi dimenticare la situazione e sentirti liberamente coinvolto.
Agli inizi della mia carriera, ho visto più volte Madeleine Renaud interpretare Giorni Felici a Parigi. Ne ammiravo la recitazione ed ero preoccupato che non avrei mai trovato un’attrice come lei e mai avrei potuto dirigere uno spettacolo altrettanto bello.
Nella mia messinscena vedo lo spazio come una giungla di asfalto e Winnie vi è intrappolata. Le linee sono molto severe, nette. Blu e nere. Ma c’è anche un paesaggio magico… una sorpresa.
È la prima volta che lavoro con Adriana. La comicità è tutta questione di ritmo e Adriana ha uno straordinario senso del ritmo, il che significa che è anche una grandissima attrice comica. Adoro i suoi enormi occhi, che sono sempre in ascolto.”
Robert Wilson
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