“Gli oggetti che siano stati intimamente legati a una forte emozione, ne restano per sempre impregnati”. Così Ser Arthur Conan Doyle iniziava il racconto “l’imbuto di cuoio”. Il racconto di Conan Doyle prosegue: un imbuto di cuoio, antico strumento di tortura, ancora conserva nella trama della pelle l’agghiacciante storia di una donna sottoposta a tormenti indicibili. è come se gli oggetti conservassero delle storie, ma quando quelle stesse storie si intridono di emozioni troppo intense, queste dirompono fuori per raccontarsi. È quello che succede quando si visita una vecchia casa o si percorrono i lunghi corridoi di antichi manieri, luoghi vissuti, una volta abitati, teatro di vite passate, di emozioni rapprese nelle croste d’intonaco e fra le travi smangiate. Così ci siamo recati a Caluso, in provincia di Torino, nel Canavese, famoso per il meraviglioso vino di Erbaluce e le rovine dell’antico castello medievale che ivi sorgeva, per cercare di raccontare la macabra storia che i mattoni e la pietra delle mura dirute di castellazzo ancora celano, intatta poiché viva.
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