Nell’uomo che deve affrontare la chemioterapia dobbiamo usare un’accortezza particolare : la conservazione degli spermatozoi con la crioconservazione.
La terapia oncologica infatti distruggerà ( per fortuna sembra non in maniera irreversibile ) la spermatogenesi, ossia la formazione degli spermatozoi.
Prove precedenti hanno evidenziato che solo una minoranza di uomini che hanno depositato il proprio sperma prima delle terapie antitumorali successivamente hanno utilizzato i propri campioni congelati.
Ciò potrebbe mettere in dubbio la validità economica dei programmi di crioconservazione dello sperma.
Tuttavia, nella maggior parte dei contributi, la durata del follow-up è stata insufficiente per trarre informazioni esaurienti sul tasso di utilizzo reale.
Gli uomini che hanno crioconservato il loro seme in un ospedale pubblico per una diagnosi di cancro tra il 1986 e il 2009 sono stati riesaminati retrospettivamente.
Sono stati studiati il tasso di utilizzo e le possibili determinanti.
Il tempo mediano di follow-up è stato di 12 [IQR: 7-16] anni.
Centoquarantaquattro pazienti su 1.524 (9,4%, IC 95%: 8,1-11,0%) hanno utilizzato i propri campioni congelati, di cui il 64% era azoospermico. Il tasso di uomini che raggiungono la genitorialità con seme congelato è stato del 46%.
I fattori predittivi di utilizzo erano l’età avanzata al momento della conservazione, il numero di spermatozoi inferiore al momento della conservazione e una diagnosi di cancro ai testicoli.
L’impatto di quest’ultimo fattore è stato supportato anche dalla minore frequenza di azoospermia dopo il trattamento del cancro in questi pazienti.
Questa ultima considerazione fa ben sperare sulla totale reversibilità della spermatogenesi dopo il trattamento.
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