Visibilmente dimagrito, il Senatore Marcello Dell'Utri si presenta in aula alla ripresa, dopo la pausa natalizia, del processo che lo vede imputato dall'accusa di avere intessuto, e mantenuto nel tempo, rapporti con Cosa Nostra a scopo politico ed economico.
Nessuna novità di rilievo prevista, anche se i difensori sapevano che il Procuratore Generale, Nino Gatto, nei primi giorni dell'anno aveva provveduto a depositare oltre duemila pagine di interrogatori dibattimentali del pentito, deceduto, Antonio Scarano.
Una grande quantità di materiale che la difesa ha detto di non avere potuto studiare a fondo. Gatto ha invece tranquillizzato gli avvocati Sammarco e Mormino. "A noi interessano delle parti ben specifiche" - ha detto assicurando che il deposito integrale è avvenuto per completezza.
L'asso dalla manica lo tira fuori la difesa di Dell'Utri. Una lettera recapitata allo studio legale dell'avvocato Alessandro Sammarco scritta da un presunto pentito della "nuova camorra organizzata" in cui questi afferma di essere in grado di "dimostrare come Spatuzza sia un falso". Una persona che vuole danneggiare una "persona per bene" come il Senatore Dell'Utri.
La lettera porta la firma di un certo Antonio Cutolo che a sostegno della sua tesi tirerebbe in ballo un altro presunto collaborante, Luigi D'Andrizza. L'avvocato Sammarco ha ritardato la decisione di depositare alla scorsa udienza lo scritto per consentire all'intero collegio difensivo una scelta condivisa.
Così la richiesta di ascoltare i due personaggi, detenuti nel carcere di Ivrea.
Ma dopo quasi due ore di Camera di Consiglio la seconda sezione penale della Corte d'Appello, presieduta da Claudio Dall'Acqua ha respinto la richiesta a causa del contenuto della missiva ritenuto "troppo generico".
Bocciate anche le richieste avanzate in precedenza dall'accusa. Non saranno ascoltati né il vescovo dell'Aquila né i cappellani delle carceri del capoluogo abruzzese e di Ascoli Piceno che avrebbero dovuto dimostrare l'attendibilità "intrinseca" di Gaspare Spatuzza. Disco rosso anche per l'escussione di Pietro Romeo e Giuseppe Ciaramitaro. "Nei loro verbali - è scritto nei motivi del rifiuto dell'istanza - il nome del Senatore Dell'Utri non è neppure menzionato".
La decisione è il segnale che la Corte ha deciso di spingere verso una definizione in tempi brevi di questo giudizio d'appello verosimilmente per via di un quadro accusatorio corposo quanto quello di primo grado. La condanna a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del fondatore di Forza Italia ed amico fraterno del premier Berlusconi, infatti, non è fondata né sui racconti di Spatuzza, né su quelli di Romeo e Ciaramitaro.
Dal 15 gennaio, data della prossima udienza, sciolta ogni riserva sui verbali di Scarano potrebbe riprendere la discussione finale, interrotta a novembre, con la richiesta di condanna della procura generale e le arringhe difensive.
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