Potremo titolare la Parola di Dio di questa domenica: “La glorificazione della vedova”. Forse a nessuno meglio che a loro si addice la beatitudine “Beati i poveri!”, perché, dopo aver perso l’amore della loro vita, hanno mantenuto anzi accresciuto la dignità. Penso a Giuditta, la vedova che salvò Israele da Oloferne con dignità per mezzo della sua bellezza. La chiesa si serve di lei per presentarci Maria a cui cantiamo: “Tu, gloria di Gerusalemme! Tu, gioia di Israele! Tu, gioia del tuo popolo!”.
Sono le parole del canto con cui il popolo accolse Giuditta, vittoriosa sul nemico. Una vedova era presente quando Gesù bambino tra le braccia di Maria entrò nel Suo tempio di Gerusalemme: “Anna, molto avanzata in età, rimasta vedova, aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”. Gesù si commuove davanti alla vedova di Nain e ne risuscita il figlio.
Personalmente sono segnato dall’esperienza di mia sorella, vedova giovanissima, rimasta fedele al suo “Primo Amore”, vissuta per i suoi figli, continuando il lavoro del marito con una dignità pari alla sua bellezza fisica che il Signore le aveva mantenuto. Mi ispirava qualcosa di sacro che mi parlava delle attenzioni di Dio per colei che da sola portava la sua croce con tanta dignità, vivendo nella speranza della “Sua venuta “ per potere di nuovo ricongiungersi al suo amore. Alla povertà, dignità, bellezza si addice l’appellativo “beati!”.
E’ evidente perché la vedova riceve tutte le simpatie del Signore: perché è veramente povera secondo il vangelo, ha perso la fonte della sua sicurezza umana, lo sposo, e ripone necessariamente tutta la sua fiducia in Dio. Povero è colui che sa di avere soltanto Dio come protettore e ripone tutta la sua fiducia in Lui. Chi può dire come Francesco: “Mio Dio e mio tutto!”. Nella pagina del vangelo di oggi l’evangelista mette in rapporto la vedova con gli scribi, descritti con ironia, che si comportano in modo indegno, tra l’altro “divorando le case delle vedove”, e con i ricchi che gettano molte monete nel tesoro del tempio.
Certamente per il tempio erano più utili i ricchi e gli scribi, che portavano più denaro, della vedova, che ne portava poco. Per Gesù, invece è il contrario, perché per Gesù non conta quanto si offre, ma come si offre.
La vedova “ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri, perché ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”, esprimendo così tutto l’amore per il tempio di Dio. Era povera e dava tutto. Il giovane ricco se ne andò triste, perché “aveva molte ricchezze”. Sembra un controsenso, ma bisogna essere poveri per donare con amore e per amore.
Mi trovavo in una parrocchia all’interno della Sardegna e notai che la bella chiesetta gotica era stata pitturata con un colore per niente confacente allo stile ed espressi l’idea che era il caso di rinnovare la tinteggiatura. Il parroco e altri approvavano mentre una signora seguendo il nostro discorso esclamò: “No! Ricordo quando ero bambina invece di due uova per cena ne mangiavamo soltanto uno per risparmiare e restaurare la chiesa”. Lo disse in maniera così accorata che mi cominciò a piacere anche il colore che volevo cambiare. E’ l’amore che conta e Dio guarda soprattutto a questo.
Ещё видео!