Le ceramiche ritrovate a Vulci e a Cerveteri, nelle vetrine del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, raccontano molte storie, oppure non le raccontano, perchè non siamo più in grado di "decifrarle". Accate ad esempio al vasellame di produzione etrusca del cosiddetto Gruppo Pontico (da Vulci), che raffigura miti. Ci sono quelli facilmente svelati, come nel caso di Dioniso, di chiara importazione greca. Ma altri, come nel caso dell'uomo-lupo raffigurato in un'altra ceramica, che si riferiscono a miti locali, etruschi, che sono andati perduti per la mancanza di fonti, la cui narrazione ci sfigge. Sono, è il caso di dirlo, miti perduti, almeno allo stato attuale degli studi. La tomba dei Vasi Greci, dal tumulo 2 della necropoli della Banditaccia, a Cerveteri, ci mostra i complessi rapporti tra la Grecia, da cui provengono le ceramiche, e l'Etruria, in un arco temporale molto vasto, per generazioni di etruschi sepolti con quel corredo funebre sempre più ricco nei molti decenni di utilizzo della sepoltura.
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