Avete mai sentito parlare della regola d'oro?
«Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti. (Matteo 7,12)
La cosiddetta regola d’oro in forma positiva, come in questo caso, oppure in forma negativa (non fare agli altri ciò che non vorresti ti sia fatto…) richiama un concetto presente non solo nella bibbia, ma in molte culture e religioni. La cosa non dovrebbe stupirci perché certi principi che stanno alla base della moralità umana hanno origine nel Dio creatore dei cieli e della terra, e sono quindi, in un certo senso, innati nell’umanità, anche in chi non crede in quel Dio Creatore.
Un esempio della forma negativa è la frase attribuita al famoso rabbino Hillel qualche anno prima di Gesù, in risposta ad un pagano il quale lo aveva provocato invitandolo a riassumere la legge nel tempo in cui lui avrebbe resistito stando in piedi su una gamba sola. Questa fu la risposta di Hillel: “Ciò che ti è odioso, non farlo agli altri. Questa è tutta la Torah. Il resto è commento. Và e studia.”
La forma positiva usata da Gesù è molto più forte perché chiama l’uomo all’azione, ad agire nei confronti del prossimo, a fare del bene attivamente piuttosto che ad evitare di fare del male. In fondo Gesù chiama a fare quello che lui ha fatto per primo, agendo in maniera pratica in favore del prossimo.
Gesù espresse questo concetto in forma positiva verso la fine del sermone sul monte e, se ci pensiamo bene, la utilizzò per riassumere i concetti che aveva espressi fino a quel momento. Quella frase in qualche modo sarebbe servita ai suoi interlocutori per comprendere lo spirito dell’intero messaggio.
Come abbiamo visto, Gesù aveva speso del tempo con i suoi discepoli dando la propria interpretazione autorevole della legge. Si era contrapposto all’interpretazione farisaica e aveva sfidato i suoi discepoli a manifestare una giustizia che superasse quella dei farisei, cogliendo proprio lo spirito della legge e non fermandosi alla lettera.
In questo sermone Gesù aveva utilizzato parecchie frasi iperboliche con le quali aveva stimolato i suoi discepoli a ripensare bene ai propri comportamenti. Erano davvero a posto con Dio? Davvero non si poteva fare di meglio? Gesù li aveva invitati ad alzare l’asticella fino al punto da diventare imitatori del loro Padre Celeste, sfidandoli a puntare alla perfezione di Dio.
Riferendosi alla legge e ai profeti, Gesù si stava riferendo alle scritture di riferimento per gli Ebrei. Teniamo presente che la legge non era stata data a tutti gli esseri umani ma in modo specifico al popolo di Israele affinché potesse essere luce delle altre nazioni, una luce che sarebbe stata particolarmente splendente nella persona del Messia. La legge doveva regolare la vita in Israele nei rapporti orizzontali tra gli uomini e nei rapporti verticali con Dio. Al nucleo della legge, la Torah, erano poi stati aggiunti nei secoli successivi gli scritti e i profeti, ma era usuale riferirsi all’intera rivelazione di Dio ad Israele, prima della venuta di Gesù, come la legge e i profeti.
Le scritture erano composte da centinaia e centinaia di pagine, eppure con questa frase Gesù sembra ridurle ad un principio molto semplice. Com’è possibile? Ha senso?... (continua)
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La regola d'ORO di Gesù - Mt 7, 12-14
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