Nei consueti capannelli del venerdì mattina tra agricoltori e mediatori, alla borsa merci di Mortara, non si parla d’altro che delle conseguenze della guerra in Ucraina sui costi di produzione. Il gasolio è un osservato speciale: quello utilizzato per l’agricoltura costa meno rispetto a quello che si trova alle normali pompe di benzina, ma ha subito aumenti assai più consistenti, arrivando quasi al doppio rispetto a qualche mese fa. Il problema più grosso, però, vista anche la stagione, è quello dei concimi: non se ne trovano, e la poca merce in circolazione ha raggiunto costi fuori controllo.
Il prezzo del riso è aumentato. Le quotazioni sarebbero un affare, se paragonate a un periodo ordinario, ma nella pratica non bastano a contrastare la salita dei costi con cui si prevede di affrontare l’annata agricola che sta iniziando.
La tendenza che si ricava è quella di una posizione di attesa. Gli agricoltori stanno osservando una schizofrenia del mercato delle materie prime e preferiscono aspettare a prendere decisioni. La compravendita di riso, che nel mese di marzo è già normalmente al lumicino, è ulteriormente rallentata. Mentre si affrontano le conseguenze della guerra, inoltre, non si dimentica un altro aspetto fondamentale: la siccità, che potrebbe fortemente condizionare la campagna risicola del 2022.
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