Con la partecipazione degli abitanti di Tirli (GR). Film TV RAI, tratto da un racconto (1954) di Carlo Cassola e sceneggiato da Marcello Fondato e Giuseppe Lazzari, girato in esterni, mandato in onda il 19-9-1963 nel ciclo di 9 lavori Racconti dell'Italia di oggi. È la storia semplice di un gruppo di legnaioli del Grossetano con i loro problemi, le storie individuali, i piccoli e grandi drammi intimi. È un film di genere realistico alla Rossellini dove, senza cadere nel paesaggismo, l'importanza del paesaggio si coniuga con la sottigliezza psicologica dei personaggi e con la descrizione lucida e critica dei loro comportamenti. "... un film fenomenologico che riesce a introdurre, nell'oggettività della visione realistica, una dimensione morale inquietante ..." (Gianni Rondolino). Girato con stile talvolta quasi documentaristico, ma non privo di un secco lirismo, da uno dei maestri del cinema in televisione (Vittorio Cottafavi), Il taglio del Bosco rappresenta uno straordinario documento sui boscaioli e la loro vita quotidiana, oltre a costituire uno di quei rari casi in cui la recitazione di un attore di grande scuola si fonde in maniera credibile con quella dei non professionisti. Notevole la scelta di questi attori, della canzone Vita da boscaiolo e delle ambientazioni, tutte attorno alla zona di Tirli e Tatti.
Cast artistico:
Gian Maria Volontè: Guglielmo
Domenico Bartoletti: Fiore
Giovanni Bartoletti: Francesco
Gildo Toninelli: Germano
Cortese Signori: Amedeo
Benvenuto Belli: il carbonaio
Vittorio Gori: un pastore
Luisetta Sordi: zia Lina
Maris Olivi: Caterina
Rosalba Toninelli: Irma
Francesca Francini: Adriana
Fulgido Ramazzotti: il fattorino
Oreste Vannucci: un boscaiolo
La canzone popolare Vita da boscaiolo è cantata da Domenico Bartoletti
Trama :
Guglielmo, interpretato da Gian Maria Volontè, è un giovane boscaiolo, vedovo e padre di due bambine. Si reca a tagliare la legna in un bosco presso Tatti, anche per dimenticare la moglie che ha perso da poco. L'inverno trascorre tra difficoltà e confidenze, insieme ad altri lavoratori. Alla fine del taglio Guglielmo ritorna al paese, ma il suo dolore è ancora troppo forte. Questa storia insiste sull'impossibilità di condividere il lutto, che è una realtà interiore, assolutamente personale, e che né l'affetto dei propri cari, né il confronto con l'altrui sofferenza, può minimamente lenire.
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