Abusi sessuali, arrestati un parroco e un frate
La rapina anomala di un telefono cellulare commessa ad aprile da due incappucciati armati di mazza e coltello ha aperto la clamorosa indagine condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Napoli Nord che ipotizza un torbido giro di abusi e violenze sessuali consumate in alcuni monasteri tra i quali la Basilica di Sant’Antonio ad Afragola, in provincia di Napoli.
Sei persone sono state arrestate: fra queste il parroco della Basilica Pontificia di Sant’Antonio da Padova, padre Domenico Silvestro, accusato del reato di violenza sessuale e un frate attualmente in servizio presso il Convento di Santa Maria Occorrevole, padre Nicola Gildi, nei cui confronti sono ipotizzati i reati di rapina aggravata in concorso e violenza sessuale.
Per i due religiosi, come per gli altri indagati, l’inchiesta è nella fase iniziale dunque la misura cautelare non va considerata come un’affermazione di responsabilità dei singoli che vanno tutti ritenuti innocenti fino alla conclusione del procedimento.
In carcere anche i due presunti autori materiali della rapina, Danilo Bottino, 20 anni, e Biagio Cirillo, che ne compie proprio oggi 19; Antonio Di Maso, 43 anni, accusato di avere fatto da intermediario tra il frate mandante e l'organizzatore della rapina. Ancora, l'organizzatore con cui il frate sarebbe entrato in contatto, Giuseppe Castaldo, 52 anni, come Di Maso imprenditore di Afragola.
Nella ricostruzione della Procura diretta dalla procuratrice Maria Antonietta Troncone con la sua vice, Mariella Di Mauro, la rapina del 26 aprile scorso sarebbe stata commessa allo scopo di sottrarre alle vittime i telefoni: nella memoria erano custodite infatti immagini e chat che avrebbero potuto mettere seriamente in imbarazzo alcuni frati dei monasteri dove avevano lavorato i due obiettivi del colpo.
Agli atti dell’inchiesta è allegata anche una lettera redatta dagli avvocati delle vittime della rapina e diretta ai frati superiori. Nella missiva, i legali sollecitavano il pagamento delle spettanze riguardanti lavori nei monasteri e facevano riferimento a presunti rapporti sessuali subiti dalle vittime in cambio di assistenza sociale, come abiti, alimenti e altro, oltre che lavorativa.
Gli investigatori hanno poi raccolto la testimonianza di un altro frate ritenuto a conoscenza sia delle violenze sessuali che del movente della rapina.
Tutti gli indagati potranno replicare alle accuse nei successivi passaggi del procedimento. Dopo l’interrogatorio di garanzia, la difesa potrà proporre ricorso al Riesame per ottenere l’annullamento dell’ordinanza.
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