E’ andato in scena domenica 14 ottobre 2018, alle ore 15.30, al Teatro Fraschini di Pavia, con grande successo di pubblico, “Il viaggio a Reims” di Gioachino Rossini con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta dal Maestro Michele Spotti ed il Coro OperaLombardia diretto da Massimo Fiocchi Malaspina. Con la regia e luci di Michał Znaniecki e le ottime scene di Luigi Scoglio un cast ben assortito, selezionato da AsLiCo, per questo dramma giocoso in un atto che vantava voci giovani, ma già importanti come quelle di Maria Laura Iacobellis, Paola Leoci, Irene Molinari, Marigona Qerkezi, Ruzil Gatin, Matteo Roma, Vincenzo Nizzardo, Andrea Patucelli, Giuseppe Esposito, Guido Dazzini, Massimiliano Mandozzi, Francesca Di Sauro, Francesca Benitez, Luca Vianello, Nico Franchini Elena Caccamo ed Ermes Nizzardo. Si tratta di un dramma giocoso che il Re e la famiglia reale vollero presenziare alla ‘prima’ avvenuta nella sala del Louvois sfarzosamente illuminata. L’attesa per la prima opera scritta da Rossini per Parigi era spasmodica. Si fece di tutto per ottenere l’assenso del compositore a più repliche, ma questi fu irremovibile: acconsentì a una ripresa il 23 giugno, e ancora il 25; un’ultima rappresentazione ebbe luogo il 12 settembre. Che Rossini non acconsentisse poi a riprese del Viaggio è del tutto naturale, essendo gran parte della musica della cantata trasmigrata poco dopo in un nuovo titolo per l’Opéra, Le Comte Ory (1828), e poi in due altre cantate, Andremo a Parigi? (1848) e Il viaggio a Vienna (1854). Ciò che è straordinario constatare nel processo di autoparodia di Rossini, è come un terzo della musica del Comte Ory, presa dal Viaggio a Reims, suoni in questa opera del tutto nuova. Sorprendente è anche la capacità mimetica di Rossini: il primo frutto nato in terra di Francia ha immediatamente un colore del tutto nuovo rispetto al Rossini italiano, da musica francese appunto, dato essenzialmente dall’armonia e dalla strumentazione. Tra le pagine più alte di una partitura che inanella peraltro una serie di pezzi di bellezza e ironia straordinari, non si può non ricordare il sestetto che chiude idealmente la prima parte della cantata, concepito come un esteso finale d’atto, e il gran pezzo concertato a 14 voci, che destò un’enorme impressione anche tra i contemporanei. Il finale offre l’occasione di intonare sette canzoni nazionali: quella tedesca, basata sul Volkslied di Haydn, il brindisi di Melibea, in forma di polacca italianizzata, due canzoni, una russa e una spagnola, l’adattamento di ‘God save the King’, cantato da Lord Sidney, e la parafrasi del canto francese; il numero viene chiuso dall’improvvisazione di Corinna, in cinque strofe, con ricchi abbellimenti, nella quale viene lasciato comunque spazio a ulteriori improvvisazioni. Divertentissimi anche i ritratti dei vari personaggi delineati nelle arie: si pensi a quella della contessa, che piange sulle sorti del suo cappellino, e alla gioia della cabaletta quando il prezioso oggetto viene ritrovato (“Caro! dal reo naufragio”); o, ancora, l’irresistibile aria di Don Profondo, che enumera le antichità del barone (“Medaglie incomparabili”), una vera e propria aria di catalogo. Ma a ben vedere lo humour più sottile sta nel fatto che gli ospiti dell’Albergo del Giglio d’oro non arriveranno mai a Reims per celebrare Carlo X, e che poi la musica del Viaggio verrà trasferita nella cantata Andremo a Parigi? (1848), in onore della rivoluzione invece che del re.
Videoripresa e montaggio di Antonio Garbisa
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