Il Prof. Luca Richeldi (Direttore UOC Pneumologia, Policlinico Gemelli IRCCS) approfondisce gli apetti pneumologici del Long COVID. Per saperne di più [ Ссылка ]
“L’infezione da virus SARS-CoV-2 ha come conseguenza clinica principale la polmonite interstiziale, che è quella che porta poi i pazienti ad essere ipossiemici, dispnoici, arrivare in ospedale e purtroppo avere bisogno di essere ventilati, in extremis di essere anche intubati, ed è una causa principale di decesso. Quindi è abbastanza logico e ovvio che il polmone sia la porta di entrata di questo virus e anche il posto dove può lasciare le conseguenze più rilevanti. Perché in particolare nei pazienti che hanno avuto una polmonite più estesa, che sono stati ricoverati più a lungo, e in particolare quelli che sono stati intubati, si instaurano delle lesioni che sono di tipo fibrotico più o meno persistenti nel corso del tempo che possono ridurre la funzionalità respiratoria. Quindi abbiamo pazienti che entrano con una funzionalità respiratoria normale ed escono dall’ospedale, circa un 30% dei casi nei pazienti più gravi, con una funzionalità respiratoria ridotta. Il follow-up ci dice che fortunatamente una gran parte di queste persone tendono a recuperare anche se non tutto, in gran parte, per alcuni di essi rimangono degli esiti fibrotici che vanno naturalmente sorvegliati nel tempo ma che fortunatamente non sembrano essere progressivi. Niente a che fare con le fibrosi polmonari tipo come la fibrosi polmonare idiopatica che sono malattie molto progressive e molto invalidanti.”
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