LAURA MARAGNANI è una giornalista e scrittrice, si occupa da sempre di diritti civili, emarginazione e minoranze. Ha lavorato per “Panorama”, “L'Europeo” e “Società civile”.
Come scrittrice portano la sua firma: “Nero padano” (Rizzoli), “Le ragazze di Benin City“(Melampo) coautruice con Isoke Aikpitanyi, “Ecce omo” (Rizzoli) coautrice con Franco Grillini, ”I ragazzi del '76 (Utet), Massoni società a responsabilità limitata” (Chiarelettere) coautrice con Giole Magaldi, “E io pago” (Chiarelettere) coautrice con Daniele Frongia."
Dopo la sua recente partecipazione alla giornata mondiale contro la tratta delle donne le chiediamo come sono cambiate le cose dal suo libro “Le ragazze di Benin City“, scritto nel 2007, ad oggi.
Purtroppo non ci sono stati cambiamenti e l’80% delle donne e bambine arrivate con i barconi dalla Nigeria fino in Italia sono finite nel giro del traffico illegale di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale perché queste donne, di fatto, sono trattate come schiave.
All’epoca del libro Isoke Aikpitanyi aveva contato 200 ragazze nigeriane uccise e riportate nei giornali, i corpi di altre vittime non arrivano nemmeno ad essere trovati.
Spesso le ragazze non riescono ad uscire da questa situazione anche per essere ripudiate dalle stesse famiglie dove non possono tornare.
Laura Maragnani fa una premessa sulla situazione economica della Nigeria: un Paese molto ricco in risorse e dove lo sfruttamento occidentale non fa che rendere la sua popolazione molto povera. L’altra “ricchezza” della Nigeria sono le donne e le ragazze portate con l’inganno in Italia e poi costrette a vendersi sulla strada.
La loro condizione è fatta di continue violenze, di vite spezzate dall’aggressività che spesso usano gli uomini italiani. Uno sfruttamento legato anche alla restituzione del debito contratto dalla famiglia per pagare il viaggio.
Passiamo a quello che sono le leggi contro la tratta. La normativa prevede che la donna vittima di tratta può recarsi in questura e denunciare la sua condizione senza altri obblighi. Ma dopo non è previsto nessun altro tipo di assistenza se non quella del rimpatrio.
Ma la tratta e la conseguente offerta della prostituzione sotto schiavitù, viene generata dalla domanda che fa portare sulla strada un vero e proprio mercato del sesso che coinvolge donne di più nazionalità.
Con questi presupposti lo Stato italiano dovrebbe farsi carico del loro recupero, dell’assistenza e del reinserimento nella vita sociale. Ma attualmente non ci sono soldi, non ci sono strutture, non ci sono interessi che possano intervenire a togliere dalla violenza fisica e psicologica tutte queste donne destinate, quindi, a morire due volte.
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