L’11 febbraio 2009 Giulia Galiotto fu uccisa dal marito Marco Manzini che poi tentò di inscenare un suicidio. La giovane venne brutalmente massacrata con un grosso sasso all'interno del garage dei suoceri. Dopo l'omicidio Manzi carica il corpo della moglie in macchina e lo getta del fiume Secchia (provincia di Sassuolo). Dopo aver ripulito il garage, la sua automobile e essersi sbarazzato dei vestiti insanguinati, inizia a costruirsi un alibi. Compone diverse volte il numero di telefono di Giulia poi contatta i suoi genitori per denunciarne la scomparsa. 'Ho trovato un biglietto - racconterà ai genitori della moglie - dove dice di volerla fare finita'. Questo biglietto in realtà risaliva a ben quattro anni fa, quando i due non erano ancora sposati. Il castello di bugie di Manzi cadrà nel giro di poche ore e l'uomo sarà costretto a confessare.
A dieci anni di distanza e dopo tre gradi di giudizio l'uomo è stato condannato a 19 anni e 4 mesi di carcere con il rito abbreviato. 'Non è stata riconosciuta la premeditazione - ci racconta Giovanna, la mamma di Giulia - nonostante abbia compiuto una serie di azioni articolatissime subito dopo l'omicidio per inscenare il suicidio. Me l'hanno ammazzata un'altra volta'.
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