In Amazzonia c'è una tribù che rischia la vita da 30 anni per difendere uno dei polmoni verdi più importanti del nostro pianeta, minacciato dai continui attacchi dei taglialegna. I Ka’apor sono un popolo indigeno che vive nella riserva protetta dello stato di Maranhão, in Brasile, la quinta zona più minacciata dell’Amazzonia. Il loro nome significa “Abitanti della foresta” e da anni conducono un’importante lotta per preservare la propria identità e la propria cultura. Se per il resto del mondo la Foresta Amazzonica è un inestimabile scrigno di biodiversità e una preziosissima riserva di ossigeno per il Pianeta, per questa tribù è la casa dove vogliono costruire il futuro dei loro figli. Secondo i dati ufficiali del DEGRAD, il sistema di mappatura dell’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale, tra il 2007 e il 2013 ben 5733 ettari di foresta sono stati distrutti o gravemente danneggiati per colpa della deforestazione illegale, e, alla fine del 2014, circa 41.000 ettari della foresta all’interno delle terre indigene risultava disboscato. In quelle aree, infatti, è presente una vera e propria mafia del legno, che sfrutta il territorio per estirpare le tantissime tipologie di legno pregiato presenti, le quali, una volta raccolte e lavorate, possono essere vendute anche a 1300€ al metro cubo. Così dal 2008 gli indigeni Ka’apor hanno iniziato a chiedere aiuto al governo brasiliano, per mettere fine ai continui e violenti assalti dei taglialegna, ma per anni la loro richiesta è stata ignorata. Ad aiutarli in questa loro missione sono stati gli attivisti di Greenpeace, che hanno iniziato a lavorare al loro fianco per mettere fine alla deforestazione illegale e, con l’aiuto dei Ka’apor che conoscono la loro foresta meglio di chiunque altro, hanno mappato quei territori, installando telecamere dotate di sensori di movimento, così da documentare l'illegittima invasione della riserva da parte dei taglialegna e presentare prove concrete al governo brasiliano. Così nel 2016 hanno ottenuto la loro prima importante vittoria, ricevendo alcune protezioni dal governo, che ha finalmente deciso di ascoltare la loro voce. Oggi la loro battaglia è diventata in tutto il mondo il simbolo della lotta in difesa del bene più prezioso che abbiamo: la Terra.
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