I Carabinieri del Ros hanno arrestato al mattino di oggi l’ultimo superlatitante di Cosa Nostra. Matteo Messina Denaro scovato in una clinica privata a Palermo. Il servizio di Angelo Ruoppolo.
Lo scorso 10 gennaio, ad Agrigento, in Prefettura, in occasione della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica riservata all’emergenza “migranti” a Lampedusa, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stato sibillino. Infatti le sue parole sono state: “Se arrestassero Matteo Messina Denaro mi farebbe molto piacere”. Ebbene, l’ultimo superlatitante di Cosa Nostra - l’ultimo baluardo storico dei Corleonesi di Riina e Provenzano, l’ultima “primula rossa”, figlio del patriarca Francesco, nato a Castelvetrano in provincia di Trapani il 26 aprile del 1962, ricercato da oltre 30 anni, dal 2 giugno del 1993, conosciuto come “U siccu” o “Diabolik”, pluri-condannato all’ergastolo anche per le stragi del ’92 a Palermo e del ’93 a Roma, Firenze e Milano, e per il sequestro e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo - ha le manette ai polsi, strette dai Carabinieri del Ros che lo hanno scovato al mattino di oggi, lunedì 16 gennaio 2023, in una clinica privata a Palermo, “La Maddalena”, in via San Lorenzo Colli 312, dove sarebbe stato ricoverato in “day hospital” per sottoporsi a delle terapie. Come Piantedosi, anche il ministro dell’Interno 30 anni addietro, Nicola Mancino, fu altrettanto sibillino quando pochi giorni prima ventilò il possibile arresto di Totò Riina. E il capo dei capi, del quale Matteo Messina Denaro è stato il pupillo, fu catturato a Palermo il 15 gennaio del ’93, esattamente 30 anni addietro, dopo 24 anni di latitanza. Dopo il blitz nella clinica il boss è stato condotto nella caserma “San Lorenzo”, poi all’aeroporto di Boccadifalco e poi trasferito in un carcere di massima sicurezza. Lui si sarebbe recato periodicamente nella clinica per dei controlli, dove sarebbe stato in cura da un anno, da quando è stato operato, per un tumore nella zona addominale, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, nato il 23 ottobre 1963. Al mattino di oggi si sarebbe sottoposto ad un tampone covid per prepararsi ad un ciclo di infusione di sostanze chemioterapiche. Nella scheda di accettazione della clinica è scritto “Prestazioni multiple - infusione di sostanze chemioterapiche per tumore”. La struttura è stata circondata dai Carabinieri del Ros per tutelare gli altri pazienti. Messina Denaro, con cappellino, cappotto di montone, occhiali da vista scuri, visibilmente ingrassato rispetto alle foto identikit, non ha opposto resistenza. Da tempo in ambienti mafiosi e investigativi si è diffusa l’ipotesi che Matteo Messina Denaro fosse malato. E una conferma è giunta appena due mesi addietro, a novembre, quando il pentito Salvatore Baiardo, che all’inizio degli anni ’90 gestì la latitanza dei fratelli Graviano, ha affermato: “Messina Denaro è gravemente malato. Medita di costituirsi”.
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