Una discarica a cielo aperto collega via Giorgio La Pira a via Amendola, a Bari. Un vicolo stretto e ben nascosto, l’ideale per chi vuole gettare rifiuti inerti, scarti di costruzioni, demolizioni, apparecchiature elettriche ed elettroniche, rimanenze di scavi e tutto quanto è soggetto alla normativa nazionale sui rifiuti speciali. Abbiamo percorso la stradina, dove tra gli ulivi e i tralicci dell’Enel, si susseguono rifiuti di ogni genere. Gettati ai bordi della stradina, là dove sono state sistemate recinzioni in filo di ferro proprio per arginare il malcostume che si ripete ormai da anni. Più facile gettare i rifiuti per strada che conferirli in discarica come stabilisce la legge. Che si tratti di lavandini dismessi o frigoriferi vecchi, poco cambia, il malcostume è generalizzato. Degli oltre 932 milioni di chilogrammi di rifiuti prodotti in Puglia dall’inizio dell’anno, meno di un terzo segue un percorso virtuoso, immettendosi nel circuito della raccolta differenziata e del riciclaggio, stando ai dati diffusi dall’assessorato all’Ecologia della Regione Puglia. Un picco si è avuto tuttavia ad agosto, quando si è toccata la quota del 33%. Il dirigente del Servizio ciclo Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia, Giovanni Campobasso, ha parlato dell’intenzione del governo regionale di rivedere la disciplina in materia, ricordando che il deficit impiantistico è un problema ma non può essere un alibi. Il 67% dei rifiuti pugliesi viene smaltito in discarica, l’8% in più rispetto allo scorso anno. Un risultato tutt’altro che lusinghiero, che colloca la Puglia nelle ultime posizioni nazionali.
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