Nutrizione Clinica e chirurgia oncologica: ce ne parla la Prof.ssa Maria Cristina Mele (Direttore della UOS di Nutrizione Avanzata in Oncologia - Policlinico Gemelli IRCCS) Per saperne di più [ Ссылка ]
“Qual è l’apporto che una corretta nutrizione perioperatoria può dare ad un paziente che inizia il suo percorso oncologico sapendo che il primo che incontrerà sarà naturalmente il referente dell’equipe chirurgica. Il referente dell’equipe chirurgica che, ovviamente, si è confrontato con le discussioni nei nostri tumor board, che devono essere e sono in tutte le istituzioni che si occupano di oncologia oggi alla base delle corrette scelte terapeutiche, sulla base delle linee guida dove si confrontano differenti specialisti che insieme, ognuno dal proprio punto di vista, scelgono quale sia il miglior percorso di cura in funzione delle caratteristiche del paziente e, naturalmente, della tipologia di neoplasia che il paziente deve combattere.(...) Ci stiamo riferendo naturalmente soprattutto alle chirurgie che si occupano di neoplasie del tratto alto del sistema gastrointestinale. È molto quello che viene fatto per i tumori dello stomaco, per i tumori del pancreas, e anche per i tumori del colon retto, che rappresentano la fetta più grande forse della chirurgia addominale oncologica che viene ovviamente praticata in tutti quanti i grandi centri. (...)
Oggi con l’avvento di nuove possibilità in adiuvante, in quella chemioterapia che si fa prima di un possibile intervento chirurgico, portando indietro la stadiazione del tumore quindi portandola in una condizione dove il chirurgo è in grado di essere radicale, perché altrimenti non si fa se non i palliazione chirurgica possiamo avviare il paziente ad una radicalità che prima non c’era. Che cosa succede? Succede che il paziente passa prima dall’oncologo medico, tutto congeniato sempre nel tumor board per cui c’è una regia, con gli stessi attori che si parlano e si confrontano sullo stato di avanzamento della chemioterapia neoadiuvante a cui il paziente viene sottoposto.(...)
Per cui, di solito, si studiano e si supportano questi pazienti cercando di migliorare, qualora fosse già alterato, il loro stato nutrizionale. Nel caso di questi due tumori, molto diffusi purtroppo e in fase di crescita, quello pancreatico e quello dello stomaco è difficile trovare un paziente che all’inizio del percorso non abbia perso peso, che non abbia ridotto il proprio introito alimentare, che non abbia avuto un impatto negativo legato alla presenza del tumore, che può anche essere anche un tumore piccolo, come nel caso del pancreas, ma potente dal punto di vista metabolico (...) Proprio perché si tratta di interventi estremamente complessi, possono avere un numero più o meno consistente di complicanze postoperatorie, che vuol dire, un allungamento della degenza e una condizione di necessità di cure più consistenti prima della dimissione del paziente. Questo significa che il paziente che arriva alla fine di un intervento chirurgico, che è stato un intervento importante di chirurgia maggiore, ha bisogno di supporto nutrizionale. (...) Il paziente deve essere in condizioni di sostenere questa terapia: stiamo parlando di farmaci citotossici. Se il paziente ha perso ulteriormente massa muscolare nel postintervento e non viene ulteriormente supportato dal punto di vista nutrizionale, ha minori possibilità di affrontare in maniera adeguata questo percorso di terapia adiuvante che finisce per essere estremamente radicale nel controllo di una neoplasia. E dà oggi, anche in una situazione localmente avanzata come molte neoplasie del pancreas, delle possibilità di sopravvivenza che erano impensabili fino a poco tempo fa. Sottolineiamo, il paziente deve essere accompagnato dall’inizio del percorso dal nutrizionista clinico che deve affrontare il quadro del passaggio neoadiuvante, intervento chirurgico, postintervento chirurgico, dove il paziente è passato di mano con un mese di convalescenza all’oncologo. A quel punto, durante quel mese, lo stato nutrizionale del paziente deve essere salvaguardato e possibilmente supportato nel migliore dei modi, usiamo cibo, usiamo alimenti a fine medici speciali, alcune volte abbiamo bisogno di un passaggio in nutrizione artificiale vera e propria(...) Dopo l’adiuvante il paziente ha ancora bisogno di supporto perché molti di questi pazienti sono in condizioni di totale remissione, molti sono guariti, quindi hanno davanti a sé una vita totalmente normale che però ha bisogno di essere, oltre che controllata dai normali follow-up in campo oncologico, supportata dal nutrizionista clinico. (...) Ma il nutrizionista clinico deve essere lì a fianco del paziente perché la solita domanda “cosa mangio adesso che ho finito il percorso?” non può avere come risposta “mangi quello che vuole perché lei adesso è tecnicamente guarito”. Perché quello che vuole, molto spesso, è in conflitto con il mantenimento di un corretto stato nutrizionale.”
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