La riforma è stata approvata dalla commissione Istruzione del Senato e dovrebbe diventare effettiva già dall'anno accademico 2025-26. Il governo vuole abolire il test di ingresso a Medicina, eliminando il numero chiuso per il primo semestre e spostando - di fatto - la selezione di sei mesi. In questo periodo, gli iscritti potranno comunque sostenere esami considerati fondamentali: se poi non si supera il test alla fine del primo semestre i crediti si potranno usare per altri corsi di laurea simili. La riforma riguarda anche i percorsi in Odontoiatria e Veterinaria.
Una prima risposta alla carenza di medici denunciata da anni in tante regioni italiane, ma che non convince proprio tutti. Per il Pd restano delle "criticità da emendare": secondo i Dem il disegno di legge approvato in commissione identifica solo dei criteri minimi di accesso al corso di laurea, senza chiarire come venga stilata la graduatoria che deve necessariamente selezionare gli studenti che possono proseguire il percorso in base al numero programmato.
Il testo prevede tra l'altro anche il passaggio da 20 a 25mila posti per le facoltà di Medicina, un incremento importante che rischia però di mettere in difficoltà gli atenei. E se la ministra dell'Università Bernini parla di un "risultato storico", i sindacati dei medici sottolineano come la riforma rischi di favorire "manodopera privata a basso costo" e che bisognerebbe invece creare le condizioni per rendere il sistema sanitario nazionale più attrattivo.
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