In occasione del Primo Maggio bolognese (quest'anno festeggiato senza CISL e UIL), Wu Ming 4 ha realizzato un'intervista ad Andrea Camilleri. Dura una ventina di minuti ed è stata trasmessa in Piazza Maggiore, nello stand dei dibattiti, prima che iniziassero gli interventi della mattinata.
L'idea è stata quella di associare ad alcuni temi - diritti, lavoro, narrazione, etc. - delle citazioni letterarie e di lasciare nel montaggio finale soltanto le citazioni stesse, eliminando le domande. A Camilleri l'idea è piaciuta e così si è fatto. Il senso, ovviamente, è quello di rendere esplicito il legame tra letteratura e politica, nel senso più ampio di entrambi i termini.
La versione che proponiamo qui contiene una brevissima aggiunta per i giapsters, volutamente tagliata nella versione trasmessa il Primo Maggio, e che quindi segue i titoli di coda.
Prima di congedarci, Camilleri ha pescato dalla memoria un ricordo di Bologna, che vale come un'immagine poetica: una visione del futuro anteriore della città in cui viviamo, colta da un passato prossimo. Un sogno, forse un incubo, fatto venticinque anni fa.
Nel 1985 Camilleri venne a Bologna a fare un documentario per la Rai. Si intitolava "Bologna 2000". Insieme alla troupe andò a girare alcune riprese all'inceneritore, uno dei primi esempi di inceneritore moderno che c'erano in Italia. Il ricordo è quello di una montagna di scarti, rifiuti, immondizia di ogni genere, nella quale tuffava le fauci una ruspa e quando le risollevava "aveva la barba". Da lontano, in mezzo alla caligine, era difficile capire cosa fossero quei lunghi ciuffi penzolanti, mossi dal vento. Ma quando ti avvicinavi scoprivi che erano calze di nylon. Decine e decine di calze di nylon che rimanevano impigliate tra i denti e finivano appunto per sembrare una barba.
Ecco: un cumulo di detriti; un grande tanfo; un drago vorace, che da vicino risulta anche assolutamente ridicolo.
Bologna Duemila... e undici.
Buona visione.
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