Molte volte crediamo che quello che vediamo sia la sola e unica realtà o verità.
Ma perché non dovresti credere sempre a ciò che vedi? La storia dei sei ciechi e l'elefante ci insegna ad essere più consapevoli, ricordandoci che ognuno di noi tende a rappresentarsi la realtà in base alle proprie percezioni. Ma la realtà è complessa ed è necessario continuare a coltivare il dubbio per non cadere nell'illusione che la realtà che vediamo sia l'unica realtà possibile.
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Grazie a Camilla Gaudenzi e Lucrezia Pompa per le illustrazioni
#psicologia #percezioni #credenze
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"C’erano una volta sei ciechi che vivevano insieme in una piccola città.
Un giorno fu condotto in città un elefante. I sei ciechi volevano conoscerlo, ma come avrebbero potuto non vedendoci?
«Io lo so» disse il primo, « lo toccheremo».
«Buona idea”, dissero gli altri , «così scopriremo com’è fatto un elefante»
I sei ciechi, cosi, andarono dall’elefante.
Il primo si avvicinò all’animale e gli toccò l’orecchio grande e piatto. Lo sentì muoversi lentamente avanti e indietro, producendo una bella arietta fresca e disse: «L’elefante è come un grande ventaglio».
Il secondo invece toccò la gamba: «Ti sbagli. L’elefante è come un albero», affermò.
«Siete entrambi in errore», disse il terzo. «L’elefante è simile a una corda», mentre gli toccava la coda.
Subito dopo il quarto toccò con la mano la punta aguzza della zanna... «Credetemi, l’elefante è come una lancia», esclamò.
«No, no» disse il quinto «che sciocchezza! L'elefante è simile ad un’alta muraglia», mentre toccava il fianco alto dell’elefante.
Il sesto nel frattempo aveva afferrato la proboscide. «Avete torto tutti», disse, «l’elefante è come un serpente!»
I sei ciechi per un’ora continuarono a urlare l’uno contro l’altro e non riuscirono mai a mettersi d'accordo su come fosse fatto un elefante!
La morale di questa storia è che credere che la realtà che osservo sia l’unica realtà possibile, è la più pericolosa di tutte le illusioni.
Questa parabola ci insegna che ciascuno tende a rappresentarsi la realtà in base alla propria percezione, che è qualcosa di limitato e illusorio. Credere che la nostra sia l’unica realtà “giusta” e “vera”, è il primo passo verso l’intolleranza all’altro, e ci impedisce di aprire la nostra mente e accogliere quanto ci è sfuggito.
La realtà è sempre complessa, e dovremmo ricordarci quanto sia importante coltivare il dubbio, ascoltare e accettare le opinioni altrui, senza imporre le nostre.
Invece quello che viene fatto per la maggiore è il prendere un pezzo della realtà, quello derivato dalla propria esperienza, e fare di una parte il tutto: cogliere un brandello di verità e farne una teoria globale.
Credere di possedere la verità è, per certi versi, come auto-imporsi una condizione di cecità e per vederci meglio dovremmo paradossalmente ricordarci che siamo tutti sempre parzialmente ciechi."
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