L'Italia fa passi indietro sul fronte della transizione energetica e la ragione è che il nostro Paese fa ancora troppo affidamento sul gas. Lo conferma il nuovo rapporto Fostering Effective Energy Transition 2024 appena pubblicato dal Forum Economico Mondiale e basato sull'analisi di 120 diversi Paesi. Di questi, 107 nell'ultimo decennio hanno fatto progressi verso sistemi energetici più sicuri e sostenibili, ma l'incertezza degli ultimi anni, con crisi geopolitiche e rincari energetici, hanno di fatto rallentato il processo a livello globale.
Se nel resto del mondo, compresa l'Africa sub-sahariana, aumentano gli investimenti nelle rinnovabili, l'Italia perde posizioni nell'Indice di transizione energetica (Energy Transition Index) e scende al 41º posto perché ancora troppo dipendente dal gas. Da quest'anno, l'indice ETI tiene conto dei percorsi personalizzati di ciascun Paese, in base non solo al bilanciamento tra equità, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica, ma anche al livello di reddito e alle risorse energetiche locali. Roberto Bocca, direttore del Centro per l'energia e i materiali del Forum Economico Mondiale, ha sottolineato la ncessità di agire su una transizione energetica equa e ambientalmente sostenibile tanto nelle economie più sviluppate come in quelle emergenti.
Nella classifica globale, domina l'Europa: al primo posto c'è la Svezia, seguita da Danimarca, Svizzera e Francia. Tutti questi Paesi sono caratterizzati dall'impegno politico e da ingenti investimenti in ricerca e sviluppo verso la decarbonizzazione. Dal decimo al ventesimo posto troviamo Germania, Brasile, Regno Unito, Cina e Stati Uniti tra i Paesi del G20, ma anche la Lettonia e il Cile, che hanno incrementato la loro capacità di energia rinnovabile. Nelle economie più avanzate e in Cina, aumentano significativamente gli investimenti in energia pulita, ma per il Forum Economico Mondiale i Paesi più ricchi devono sostenere quelli meno sviluppati, con progetti mirati e specifici in base alle esigenze locali.
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