La "pizzica a scherma", spesso impropriamente chiamata "danza delle spade", è stata spesso altrettanto impropriamente annoverata nella famiglia delle danze armate, cioè di quel particolare tipo di spettacolo danzato nella quale gli sfidanti simulano un combattimento con armi. Essa non ne fa parte semplicemente perché le danze armate prevedono tutt'oggi l'uso di armi, come nelle "danze delle spade" piemontesi, che simulano "duelli" per così dire ufficiali, tra cavalieri, eserciti, fazioni. Le cosiddette danze armate nascono inoltre come spettacolo, come "parata" pubblica.
Nella pizzica a scherma non c'è niente di tutto ciò:
È definitivamente scomparsa l'arma, ossia il coltello o pugnale, con cui in un passato molto recente ci si sfidava (e ci si feriva) realmente.
Non c'è la rievocazione di un combattimento ufficiale, non c'è una guerra o la rievocazione di una battaglia, non c'è il rito per propiziarsi favori dalla natura, dagli dei, dalle autorità.
Manca la "pubblicità" e la spettacolarità dell'evento, trattandosi nel caso della scherma di questioni private, di regolamento di conti tra mafiosi o delinquenti di basso rango.
Nel caso della pizzica a scherma, come dicevamo, l'arma utilizzata è il coltello, che viene rappresentato dal dito indice e medio della mano ma anche di tutto il palmo brandito "di taglio".
La scherma praticata attualmente si potrebbe definire grossomodo come la simulazione di un vero combattimento al coltello tra due contendenti, che parano e infliggono colpi con la loro arma e che si comportano come se questi colpi siano stati davvero inflitti e subiti. Tanto è vero che chi è stato colpito, ossia chi non è stato capace di "parare" il fendente dell'altro, esce dalla "ronda" formata da curiosi e simpatizzanti e lascia il posto ad un altro sfidante. I colpi come dicevamo sono simulati, ed in più non è previsto un vero e proprio tocco tra i contendenti, che eseguono la loro arte rimanendo sempre ad una certa distanza l'uno dall'altro. Molti dei movimenti effettuati e delle mosse praticate sono quelli tipici della scherma classica, con parate, affondi, passetti, finte, ecc. ed il tutto è molto vicino a quello che si conosce come il classico duello praticato da galantuomini per questioni d'onore fino al XX secolo.
Nel Salento, la scherma è spesso, ma non necessariamente, accompagnata dalla pizzica suonata con un ritmo cadenzato (Ritmo in tre tempi) e con l'utilizzo di un numero più limitato di strumenti (tamburello, armonica a bocca, organetto). Molti dei danzatori/schermitori tradizionali però affermano che la musica non è affatto indispensabile allo svolgersi della loro arte, essendo questa più vicina ad un'arte marziale che ad una vera e propria danza. Si pensa infatti che l'elemento musicale sia subentrato in tempi abbastanza recenti, per mascherare i veri e sanguinosi duelli che si trasformavano, all'arrivo delle forze dell'ordine, in giocose danze tra uomini, con i coltelli che sparivano nelle maniche dei duellanti ed i tamburelli che scandivano il classico ritmo della pizzica pizzica, tipico di quelle zone. Forse è proprio per questa più o meno casuale commistione di "arti" che in tempi abbastanza recenti sia stato coniato ed utilizzato spesso impropriamente il termine "pizzica scherma".
Nel Basso Salento, il luogo in cui è più facile osservare questa tradizione è la Festa di San Rocco a Torrepaduli, frazione di Ruffano (LE), la quale si svolge nei giorni a cavallo del Ferragosto. La festa di San Rocco coincideva tradizionalmente con una delle più importanti fiere contadine della provincia, ed era occasione di pellegrinaggio da parte dei devoti di San Rocco. Sia i pellegrini che i numerosi commercianti passavano la notte in attesa della apertura della chiesa e dell'inizio della fiera di fronte al Santuario, ingannando il tempo suonando, cantando e, in alcuni casi "pazziando", ossia tirando di scherma. Altre varietà di scherma, molto simili a quella visibile a San Rocco, sono o sono state presenti in altre zone della Puglia e del Sud Italia (Calabria, Sicilia, Campania).
I balli, come tutto il sapere popolare, si trasmettevano di generazione in generazione, dall'anziano al giovane; oggi alcuni balli pugliesi, diventati nel frattempo molto di moda, sono in realtà dei balli reinventati o geneticamente modificati, e i giovani non hanno più modo di conoscere strutture e stili originali.
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