Reggio Calabria 2 luglio 2018 operazione De Bello Gallico 4 i Fermati la conferenza stampa a cura del procuratore della repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri del capo della squadra mobile Francesco ratta e del Questore Raffaele grassi
Operazione “De Bello Gallico”
Alle prime ore della mattinata odierna, investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, con il supporto degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria”, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, hanno dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto n. 1775 /18 R.G.N.R. D.D.A. emesso, in data 03.07.2018, nei confronti dei seguenti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio e tentato omicidio pluriaggravati anche dal metodo mafioso, associazione mafiosa, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco clandestine, danneggiamento aggravato mediante esplosione di colpi di arma da fuoco, furto aggravato e detenzione illegale di segni distintivi e oggetti in uso ai Corpi di Polizia:
1. CHINDEMI Paolo, nato a Reggio Calabria il 04.01.1990, ivi residente;
2. CHINDEMI Mario nato a Gallico il 31.07.1968 ivi residente;
3. PELLEGRINO Santo, nato a Reggio Calabria il 20.04.1986, ivi residente;
4. BILARDI Ettore Corrado, nato a Reggio Calabria il 08.05.1952, ivi residente.
Il provvedimento di fermo d’indiziato di delitto compendia le risultanze di una complessa ed articolata attività di indagine - coordinata dai Sostituti Procuratori della D.D.A. di Reggio Calabria dr. Walter IGNAZITTO e dr. Diego CAPECE MINUTOLO - condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria per far luce sul proditorio agguato che, lo scorso 16 marzo, mediante l’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco, portò alla barbara uccisione di FORTUGNO Fortunata e al grave ferimento di LOGIUDICE Demetrio, in uno spazio adiacente al Torrente di Gallico di questo centro cittadino dove la coppia si era appartata a bordo di un fuoristrada.
La sera del 16 marzo u.s., alle ore 22.35 circa, erano giunti al pronto soccorso dell’ospedale cittadino un uomo e una donna attinti da colpi d’arma da fuoco. La donna identificata in FORTUGNO Fortunata classe 1970, era giunta cadavere, l’uomo invece, identificato in LOGIUDICE Demetrio classe 1965, era ferito alla spalla.
Circa la dinamica dell’azione delittuosa, nel corso dei primi accertamenti svolti dalla Squadra Mobile - sotto le direttive della locale Procura della Repubblica - si apprendeva che la coppia stava seduta sul sedile posteriore del fuoristrada dell’uomo, in una zona isolata prossima al torrente Gallico dell’omonimo quartiere di Reggio Calabria, quando sopraggiungeva, a velocità moderata, un’autovettura dalla quale scendeva un uomo che esplodeva dai due ai quattro colpi di arma da fuoco. Un colpo attingeva mortalmente la donna alla testa e un altro feriva l’uomo alla spalla.
Ancorché gravemente ferito, il LOGIUDICE riusciva ugualmente a mettere in moto l’autovettura e ad allontanarsi repentinamente dal luogo dell’agguato mentre il killer esplodeva contro il mezzo altri colpi di arma da fuoco. La corsa disperata verso l’ospedale non riusciva tuttavia a salvare la vita alla donna che giungeva cadavere al pronto soccorso.
Le informazioni fornite nel corso delle audizioni dal LOGIUDICE, sopravvissuto all’agguato ed unico testimone del delitto, non consentivano di individuare l’esecutore materiale dell’omicidio o i mandanti che lo avevano deliberato, né l’ambito criminale in cui esso era maturato che, fin da subito, in ragione delle modalità esecutive tipicamente mafiose e della personalità dell’uomo, vittima dell’agguato, con precedenti di polizia per associazione mafiosa, non poteva non essere riconducibile a contesti di criminalità organizzata.
Prendeva così gradualmente e fondatamente piede l’ipotesi che il vero obiettivo del killer fosse il LOGIUDICE.
Parimenti non risolutive erano risultate le informazioni assunte da altri soggetti che potenzialmente potevano essere in grado di riferire circostanze utili alla ricostruzione dei fatti, con particolare riferimento alla vita privata delle vittime.
Neanche i dati acquisiti dall’analisi dei tabulati del traffico telefonico generato dalle utenze cellulari in uso alla vittime erano utili per far luce sul complicato delitto.
In assenza di elementi tecnici e testimoniali conducenti all’immediata soluzione del caso, veniva posta in essere dagli investigatori della Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile reggina, un’imponente attività di acquisizione delle immagini riprese da circa settanta impianti di video sorveglianza pubblica e privata presenti nei luoghi prossimi e meno prossimi a quello in cui era stato perpetrato l’efferato delitto.
L’accurata analisi dell’impressionante mole di immagini a
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