La ricetta per diventare leader contiene un ingrediente secondo me fondamentale: il coraggio. È anche grazie all'aver coltivato il coraggio dentro di me, infatti, che sono riuscito a prendere la mia grande decisione: passare dalla carriera di libero professionista a imprenditore. Con Dario Vignali, fondatore di Marketers, parliamo delle paure e delle sfide che devono affrontare i leader di oggi. Dalla formazione personale al saper delegare, dalla ricerca dei talenti alla crescita dei propri collaboratori, ecco come diventare leader e perché ti serve coraggio per farlo.
Di seguito, il minutaggio degli argomenti emersi durante il confronto:
0:00 Le difficoltà che ho affrontato quando sono diventato imprenditore
1:17 L'importanza di delegare per crescere
1:58 Come scegliere le persone con cui lavorare
1:56 Come riconoscere un bravo leader
La forza di una catena è pari alla forza del suo anello più debole: ecco perché devi diventare abile a scegliere le persone con cui lavorare. Ricorda, però, che il collaboratore migliore non necessariamente è quello più competente: per costruire una catena forte, resistente, coesa, e mantenerla tale sul lungo periodo, sono le competenze personologiche - più di quelle tecniche - a fare la differenza.
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DV: «Sei diventato un imprenditore tutti gli effetti. Quali sono stati forse le cose più toste nel percorso imprenditoriale?»
LM: «Allora, io ho aperto due anni fa la mia azienda e la decisione migliore che ho preso probabilmente è stata quella di - essendo un esperto del settore - di affidarmi a dei consulenti esterni che mi aiutassero a studiare le basi dell'imprenditoria e mi seguissero nel mettere quanto meno le radici dritte di questo mio percorso.
La prima cosa per me difficile è stato pagare tanto questa azienda esterna per aiutarmi, perché io avevo ancora la mentalità del libero professionista, ma oggi sono molto grato a Paolo Ruggeri, è in realtà stato poi lui questa persona che mi ha aiutato un sacco e ne sono molto felice.
Poi, l'altra cosa: delegare. Quando sei libero professionista, "one man show", che fai tutto, ecco
delegare è stata un'altra cosa importante che mi ha messo in difficoltà. Poi, assumere. La prima assunzione per me è perché è un impegno sul futuro, strutture flessibili,... Oppure un'altra cosa: scegliere le persone giuste.»
DV: «Che è il lavoro dell'imprenditore, più di qualsiasi altra cosa...»
LM: «Perché, veramente, la forza della catena è pari alla forza del suo anello più debole, no? Perché, se tu la tiri, magari sono tutti fortissimi, se c'è uno troppo fragile la catena si spezza. Devi essere bravo a scegliere, e prima vengono le competenze personologiche, poi quelle tecniche. Perché puoi avere uno che è cintura nera di Photoshop, ma se questo è distratto, ritardatario ed è un attaccabrighe, allora meglio avere uno con meno competenze tecniche, però tu lo aiuti a crescere e poi quello lì fa la differenza nel clima del team.
L'altra cosa sulla quale sto lavorando molto è la leadership, devo imparare molto da te da questo punto di vista perché, secondo me, un buon leader tu lo vedi non dai risultati che lui si porta a casa, ma da quanto crescono le persone che gli sono vicine, e tu nel corso di pochi anni hai fatto fiorire un sacco di talenti intorno a te. Allora, io adesso, ogni fine anno, ho il mio file non solo con gli obiettivi che voglio raggiungere io, ma in che cosa voglio far crescere le persone che mi sono vicine? Da mia moglie, ai miei figli, ai miei collaboratori più stretti.»
DV: «Io dico sempre che ci deve essere un allineamento di obiettivi dell'azienda e dei collaboratori, perché quando c'è una discordanza e un'asimmetria tra queste cose, lì inizia a costruirsi l'inefficienza sul lavoro.»
LM: «Ma anche perché poi guarda che l'azienda è loro. Cioè, in realtà, tu ti rendi conto che, caspita, il commerciale, è lui che rapporto con tutti i clienti. Cioè, quella che ti aiuta a fare i contenuti, cioè, ha un know-how, che se questa se ne va cioè, ma se loro vincono tu vinci e quindi il vero lavoro dell'imprenditore è far vincere i propri collaboratori.»
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