Milano, 20 gen. (askanews) - Costi sotto controllo per il sistema sanitario nazionale ma a scapito degli investimenti e dei pagamenti ai fornitori. Con il rischio concreto che in alcune regioni, soprattutto al Sud, il servizio sanitario non riesca più a far fronte alle esigenze di cura della popolazione, creando possibili contesti di emergenza sociale. E' quanto emerso dal rapporto Oasi 2013 presentato in Bocconi dal Cergas, il centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale. Secondo Francesco Longo uno dei coordinatori del rapporto, in alcuni regioni il sistema sanitario è già in affanno.
"Il prezzo che paghiamo per questo equilibrio finanziario è un prezzo che sconta il fatto che iniziamo ad avere alcune aree patologiche di "undertreatment", ovvero ci sono alcune situazioni in cui le persone non vengono curate nei tempi e nei
modi in cui si dovrebbe", ha dichiarato Longo.
E a riguardo Longo cita due esempi: il crollo del 30% delle visite specialistiche ambulatoriali e il tasso di copertura degli anziani non autosufficienti pari al 25%, cioè solo uno su quattro riceve assistenza dal servizio pubblico. Fra le soluzioni per gestire le criticità, quella di ridisegnare la geografia dei servizi sanitari, eliminando alcuni presidi ospedalieri a favore di strutture intermedie, come gli ambulatori. Questo perchè il 30% degli italiani, circa 18 milioni di persone, è affetto da patologie croniche leggere curabili in ambulatorio ma preferisce invece rivolgersi agli ospedali, consumando così il 70% della spesa sanitaria.
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