La storia che vi raccontiamo ha come protagonista Giorgia, 35 anni, che a febbraio del 2017 scopre di avere un nodulo maligno al seno che la costringe due mesi dopo ad effettuare una quadrantectomia (resezione parziale del seno), a cui segue un ciclo di radioterapia.
La vicenda che ci viene raccontata dall’edizione online dell’Unione Sarda del 16 gennaio è una di quelle che ci aiuta a recuperare ottimismo e speranza in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo.
La storia a lieto fine arriva da Cagliari dove mamma Giorgia ha messo al mondo la sua creatura nonostante i rischi di un secondo tumore
"In quei giorni – racconta la signora – decido di sottopormi a un test genetico dove viene evidenziata una mutazione del gene BCRA1, che aumenta il rischio dell’80% di sviluppare tumore mammario durante tutto l’arco della vita. Per questo motivo, dopo averci pensato su, opto per una mastectomia profilattica bilaterale, trovando però difficoltà per l’intervento di ricostruzione, in quanto qua a Cagliari mi veniva proposta solamente la ricostruzione con le protesi". (Ibidem)
Giorgia che teme i rischi dell’inserimento della protesi nel seno sottoposto a radioterapia ha la fortuna di incontrare il professor Andrea Figus, direttore della Chirurgia Plastica e Microchirurgia del Policlinico Duilio Casula, che le prospetta la possibilità di sottoporsi ad un altro tipo di intervento sfruttando per la ricostruzione i suoi stessi tessuti.
"Una volta completato il ciclo di radioterapia – spiega il medico – Giorgia è stata sottoposta a un intervento durato otto ore: le sono state asportate le ghiandole mammarie e contestualmente è stato prelevato il tessuto dall’interno delle cosce (PAP flap bilaterale) per poi ricostruire entrambi i seni, con un risultato positivo sia dal punto di vista clinico sia estetico". (Unione Sarda)
La struttura diretta dal Professor Figus è diventata un punto di riferimento nazionale per la ricostruzione mammaria con prelievo di lembi di tessuto (grasso e pelle) dall’interno delle cosce (PAP) o dall’addome (DIEP) delle pazienti. Questa nuova tecnica può essere effettuata sia in contemporanea con la rimozione del tumore (ricostruzione immediata), sia nel caso non sia stata eseguita precedentemente (ricostruzione differita), ma anche nei casi di fallimento o insoddisfazione dopo un precedente ricorso a dispositivi protesici (ricostruzione secondaria). (quotidianosanità.it)
Ma i problemi per Giorgia non erano finiti perché, come racconta il marito Mauro "si prospettava l’eventualità dell’ovariectomia, uno degli interventi da mettere in atto per la profilassi di nuovi tumori. Purtroppo la mutazione espone a una probabilità maggiore di un’insorgenza di tumori a carico dell’ovaio". (Unione Sarda)
Il grande pubblico occidentale è venuto a conoscenza di questa predisposizione ereditaria grazie alla vicenda dell’attrice Angelina Jolie, portatrice della mutazione del gene BCRA1, che ha avuto tra i suoi familiari la madre morta a 56 anni per un tumore ovarico, la nonna e la zia decedute per un tumore al seno.
"Avevamo una finestra di tempo molto ristretta – continua Mauro – e fortunatamente lei è arrivata, non si è fatta attendere". (Ibidem)
Infatti, circa un anno dopo dal secondo intervento, il 30 ottobre del 2020, è nata la piccola Margherita portando gioia e serenità a questa coppia che ha tanto combattuto per vincere la malattia senza rinunciare a diventare mamma e papà.
"Non pensavamo neanche di riuscire ad avere bambini perché dopo una chemioterapia è possibile che non vengano (…) nella sfortuna siamo stati fortunati".
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