Ricordi quando ti parlavo della definizione di obiettivi? Di recente, ho seguito una giovane mamma, impiegata in uno studio professionale, che aveva l’obiettivo di laurearsi, per poter fare un salto di qualità, ossia passare dal lavoro dipendente alla libera professione. Erano anni che coltivava questo sogno e lo viveva come una frustrazione, perché sentiva che con il passare del tempo l’obiettivo si stava trasformando in un rimpianto.
Nel corso della prima sessione di coaching, abbiamo lavorato sulla definizione di questo obiettivo, affrontando in sequenza tutti i suoi aspetti: azioni da fare per iscriversi all’Università, risorse economiche necessarie, tempo da dedicare allo studio, data presunta per la laurea e così via. Nel contempo, abbiamo lavorato sulle azioni necessarie per costruire gradualmente un portafoglio clienti personale, da gestire in via autonoma non appena formalizzata l’iscrizione all’albo professionale.
La prima e la seconda sessione si sono svolte in un clima di entusiasmo, perché finalmente il sogno a lungo coltivato cominciava a prendere forma. La parte che ancora non era ben definita, sulla quale ho fatto puntare l’attenzione della mia cliente, era quella del tempo da dedicare allo studio. La sua giornata di impiegata, di mamma e di donna sportiva, era abbastanza densa e il fatto di ricavare almeno un’ora da dedicare allo studio avrebbe comportato la rinuncia a qualcosa, compreso il sonno.
Il risultato di questa ulteriore e profonda riflessione è stato l’abbandono. Una decisione che mi è stata comunicata prima della terza sessione e vissuta come un fallimento. Ne abbiamo parlato a lungo e abbiamo guardato il “problema” da un diverso livello di osservazione. Il fatto di aver sviscerato, per la prima volta, cosa avrebbe comportato l’inseguire il sogno di laurearsi e di mettersi in proprio ha fatto emergere il peso dei sacrifici, enormi, che la mia cliente non era davvero pronta ad affrontare.
Quindi non si è trattato di un fallimento ma di un successo, perché il “sogno” è stato definitivamente archiviato, l’ombra cupa del rimpianto è stata spazzata via e questa “mamma sprint” ha preso consapevolezza della sua condizione, accettandone ogni più piccolo aspetto.
È per questa ragione che, adottando il metodo giusto per guardare dentro a noi stessi e per sondare la portata della nostra motivazione, possiamo trasformare un apparente fallimento in un successo. Il successo di aver identificato i valori e le priorità che stanno alla base delle nostre scelte e delle nostre azioni.
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