#CavalcaviaMestre #2 #metrisenza
di Marco Imarisio, inviato a Mestre L'ipotesi che il conducente fosse malato, poi lo strisciare lungo il guardrail fino al “buco”. Passeggeri schiacciati dopo il volo Il luogo dell'incidente La schiuma bianca degli estintori delinea una perfetta forma rettangolare. Gli autoarticolati e i camion in arrivo dalla zona industriale Marghera ci passano accanto, facendo attenzione a non invadere con le ruote quel perimetro di asfalto divenuto teatro un delitto costato ventuno morti. Ci sono tragedie in cui tutto ciò che poteva andare storto è successo. Guardando da via Pila che corre parallela al sottostante cavalcavia superiore di Marghera, questo il nome ufficiale dell'infrastruttura da cui si è schiantato l'autobus elettrico, colpisce la figura geometrica dai contorni così netti. E in qualche modo spiega anche lo shock e le facce sconvolte dei primi soccorritori, vigili urbani che hanno anche una certa esperienza di sanguinosi incidenti stradali. Lamiere contorte Il corpo del delinquente è custodito in un magazzino dismesso lì vicino. Aveva un'altezza dichiarata al pubblico registro automobilistico di tre metri. Adesso misura un metro e quaranta. Sotto le ruote esposte all'aria, un ammasso di lamiere contorte a cui è impossibile dare un nome o una forma. Ogni mezz'ora due vigili del fuoco bagnano per precauzione le batterie elettriche del veicolo, che ha preso fuoco più volte durante la notte scorsa. Continuavano a bruciare. L'autobus si è appiattito sul tetto. Da un'altezza misurata di 9,40 metri. Ci vorranno settimane per determinare la causa di ogni morte. Ma quasi tutti i corpi presentano evidenti segni di schiacciamento. Il peso del veicolo con cui tornavano al campo dopo una giornata di vacanza a Venezia ricadde completamente su di loro, agendo come una pressa. Dettaglio macabro Si tratta di un dettaglio macabro, del quale ci scusiamo. Ma purtroppo è utile anche per comprendere il bilancio delle vite umane perdute che nonostante tutto appare sproporzionato. "Se l'impatto con il terreno fosse avvenuto da un lato, non ci sarebbero state così tante vittime e feriti gravi" racconta uno dei vigili del fuoco che ha coordinato i primi soccorsi. Ma come è potuto accadere questo, cosa è realmente accaduto. Queste sono le domande inevitabili quando un disastro come questo accade su una strada costantemente trafficata che tutti noi abbiamo percorso almeno una volta nella nostra vita. Perché gli 830 metri quel cavalcavia sono la porta d'ingresso a Venezia, la striscia di asfalto che collega l'isola turistica alla terraferma Mestre e Marghera, dove tutto ricorda un Novecento industriale che non tornerà mai più. La strana manovra Alcune risposte parziali sono possibili percorrendo i cinquanta metri di cavalcavia immortalati nei video delle telecamere di sorveglianza. Dalla salita iniziale sbuca l'autobus della compagnia Linea spa, modello E-12 della cinese Yutong. Fino a quel momento, nessuna deviazione improvvisa, nessuno scarto. Nessun avvertimento su ciò
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