Venerdì 18 Novembre
Il territorio di Oliena e il sito Sa Sedda 'e Sos Carros.
Relatrice l'archeologa Gianfranca Salis.
Conduce in studio Pierluigi Montalbano
Diretta facebook e youtube
Sardegna, Oliena.
Il toponimo Sa Sedda 'e sos Carros (La Sella dei Carri), indica un'area si sosta per i carri che trasportavano legname e carbone nei secoli scorsi. Si tratta di un villaggio nuragico che si estende quattro ettari ma solo una piccola parte è visitabile: una serie di ambienti quadrangolari a rotondi che si affacciano su un cortile interno al quale si accede attraverso un ingresso con corridoio situato sul lato nord-est. L'area è stata realizzata su un ripido declivio quindi alcuni edifici sono su un livello superiore rispetto al cortile. Il lato inferiore è rinforzato da una muraglia di pietre in calcare locale alta circa 5 m che funziona da muro di contenimento e di cinta. Il sito fu frequentato fra età del Bronzo ed età del Ferro, ossia dal 1200 al 700 a C., con vari adattamenti delle strutture realizzate. Aggirando in senso antiorario la muraglia si arriva all'ingresso che si apre su un elegante corridoio munito di due grandi panchine, sorrette da blocchi di basalto non locale, destinate ad accogliere i fedeli e le offerte.
L'edificio piu interessante è un piccolo tempio protetto da una moderna tettoia conica interpretato come Fontana Rituale che utilizzava l'acqua intercettata da una sorgente più a monte e incanalata prima in una grande vasca a gradoni, che descriverò dopo, e poi all'interno dell'edificio. Questo piccolo tempio circolare ha un diametro di 2,5 m, realizzato con conci di basalto lavorati con cura. Nella parete è sistemata una panchina cui seguono varie file parallele di conci in cui si notano alcune piccole nicchie geometriche destinate a ospitare le offerte. Più in alto c'è un filare di blocchi di tufo calcareo arricchito da 9 protome di muflone scolpite in altorilievo e dotate di una bocca per la fuoriuscita dell'acqua. Nel canale interno del filare circolava l'acqua proveniente da una piccola vasca in calcare bianco alimentata dalla grande cisterna gradonata. L'acqua zampillava nel bacile di arenaria posizionato al centro della sala. L'acqua poi, tramite un foro praticato sul fondo, defluiva in un grande canale destinato alla raccolta delle acque piovane. Sia nelle corna protomi sia sul bordo della conca erano stati praticati dei piccoli fori per fissarvi come ornamento, tramite un perno, delle colombelle di bronzo.
La struttura muraria si chiude superiormente con due file di blocchi di basalto con nicchie triangolari sul quale probabilmente c'era una copertura in legno. Un'altra sala interessante è costituita da una grande vasca circolare costruita con gradoni di basalto sistemata nella parte alta del sito. Si riconoscono blocchi a T con un solo lato levigato, alcuni dei quali conservano ancora le bozze mammelliformi create per evocare rituali fertilistici. Il fondo della vasca era ricoperto da uno strato di argilla che lo impermeabilizzava. Si ipotizza che questa struttura fosse destinata a riti religiosi pubblici di tipo purificatorio, e contemporaneamente fosse un serbatoio per la raccolta e la conservazione dell'acqua destinata alle cerimonie che si svolgevano nella Fontana Rituale, più piccola e forse riservata a funzioni sacre per pochi eletti.
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