28 milioni di euro in 10 anni.
E’ la cifra totale che Silvio Berlusconi ha girato a Marcello Dell’Utri per comprare il suo silenzio anche quando era in carcere e non metterlo nei guai per i suoi rapporti con la mafia.
Questo sostengono i pm Luca Tescaroli (da poco trasferito da Firenze a Prato), Luca Turco e Lorenzo Gestri. Questo dice una perizia che i magistrati hanno fatto svolgere.
La direzione distrettuale antimafia di Firenze, dove esplose la bomba in via dei Georgofili, parla chiaramente di un debito di riconoscenza per il silenzio mantenuto da Dell’Utri nei processi.
Con l’ex senatore è indagata anche la moglie Miranda Ratti. Oltre alla violazione della normativa antimafia, anche per la mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa.
Da qui il sequestro di parte delle somme, circa 10,8 milioni, e l’imputazione di intestazione fittizia di beni.
Ossia, 15 bonifici per un totale di 8 milioni di euro che Berlusconi ha girato alla signora Dell’Utri per eludere la legge in materia di misure di prevenzione.
Almeno questa è l’accusa.
Non è stato possibile sequestrare tutti i 28 milioni perché parte di quei soldi sono caduti in prescrizione.
I 10 milioni e 8 sono parte dei 13,4 versati dal 2017. Anche qui ce ne sono almeno 2 e mezzo bloccati sui conti di Marina e Piersilvio.
Anche la Direzione investigativa antimafia giudica quella montagna di soldi un riconoscimento morale e un assolvimento di un debito non scritto durante la detenzione di Dell’Utri.
Miranda Ratti, nelle intercettazioni si diceva convinta «di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi», tanto da far intendere alla sua interlocutrice, la moglie di Verdini, «che il debito verso di loro è ancora aperto».
I difensori di Dell’Utri dicono che che quei soldi sono solo segno di affetto e gratitudine.
Chi di noi, del resto, non ha ricevuto 28 milioni da qualche amico grato?
Intanto proseguono le indagini sui mandanti esterni delle stragi del 93 e del 94.
Ripartite per via di alcune intercettazioni registrate in carcere nelle quali Giuseppe Graviano sembra far capire al compagno di cella Umberto Adinolfi con parole e gesti un evento con tutta probabilità esplosivo per poi appoggiare la mano a palmo aperto sul petto di Adinolfi.
Questi sono i contenuti dei processi a carico di chi ha governato questo Paese per 30 anni. Dopo la scoperta della P2.
Oggi ho provato sbirciare i titoli del Tg1 del servizio pubblico, sentite che comiche..
E questi sarebbero i giornalisti liberi che protestavano pochi giorni fa con un comunicato di regime?
Povera Italia…
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