'O Valiòne!
Così, con questo appellativo, i cittadini puteolani innamorati della propria terra conoscono "la darsena puteolana".
Il riecheggiare di questo pittoresco appellativo viene dal passato.
Probabilmente ricorda e richiama l'utilizzo di quello specchio di mare da parte di grossi galeoni e vascelli. Infatti, in alcune litografie antiche appare spesso un grosso galeone ormeggiato lì dove oggi insiste la darsena.
Prima della sua antica costruzione, l'insenatura era esposta ai venti ed alle correnti di ponente. Soltanto nel XVII secolo furono costruite piccole e basse scogliere per dare riparo alle barche del cosiddetto "popolo del mare".
In quel luogo - nascosto e ricco di fascino - ai piedi del Rione Terra, i pescatori puteolani vi trovavano rifugio prima di riprendere il largo e navigare tutto il mediterraneo.
Il popolo del mare, gli abitanti del cuore pulsante puteolano, erano attaccati svisceratamente al rione Terra e al Valiòne.
Intere generazioni di Puteolani si sono susseguite interagendo tra la rocca e il mare, di notte e di giorno, senza stancarsi mai, vivendo di sguardi verso l'orizzonte, odori, passioni, racconti e leggende, pescando, amando e vivendo solo per quella terra e per quel mare.
Il popolo del mare puteolano era talmente attaccato a tutto l'approdo che una confraternita di pescatori, nel 1621, vi volle costruire la chiesetta dell'Assunta, che ne è poi diventata il simbolo.
Il vero cuore pulsante della città, che per centinaia di anni è stato capace di tenerla in vita dando ristoro ai pescatori - che tanto hanno dato e danno ancora a Pozzuoli - oggi giace nell'indifferenza generale, abbandonata a se stessa e al suo destino.
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Il Cumano
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