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Intervista a Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty international Italia.
"Esiste una profonda dicotomia tra l'aspirazione dell'Ue a promuovere i diritti umani a livello globale e la realtà delle violazioni dei diritti umani negli stati membri". Così si è espresso Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, che il 24 giugno a Roma ha presentato le "Raccomandazioni alla presidenza italiana dell'Unione europea".
Alla vigilia del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Ue, Amnesty ha infatti voluto sollecitare l'Italia "a cogliere l'occasione - si legge nel comunicato - per mostrare leadership e porre la rotta dell'Ue nella direzione dei diritti umani, mettendo le persone prima della politica"
E Amnesty si è soffermata in particolare su immigrazione e asilo: " l'Italia --si legge ancora nel comunicato -- ha mostrato che esistono approcci alternativi, soprattutto per ciò che concerne le ricerche e il soccorso, con l'operazione Mare Nostrum. Ma l'Italia non può salvare le vite da sola". Si chiede in pratica uno "sforzo congiunto per incrementare le capacità di ricerca e soccorso e istituire vie sicure in modo che coloro che fuggono dalla violenza e dalla persecuzione non siano costretti a compiere viaggi pericolosi e affinché cessi la delega dei controlli sull'immigrazione a paesi terzi in cui la situazione dei diritti umani è deplorevole".
E proprio in questi giorni il premier Matteo Renzi ha detto che chiederà all'Ue di inserire Mare Nostrum nella dinamica di Frontex plus. "L'Europa - ha dichiarato -- deve gestire in modo unitario e condiviso il tema immigrazione sapendo che il Mediterraneo è il cuore dell'Europa, non la frontiera".
Fai Notizia ha intervistato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia che a proposito delle dichiarazioni di Renzi ribatte: "Io la vedrei più al contrario: inserire Frontex dentro l'operazione Mare Nostrum".
"Se l'Ue e Frontex - spiega ancora - intendono applicare una politica che metta la preoccupazione umanitaria al centro delle scelte delle forze di polizia, certamente potrebbe essere un grosso passo in avanti. Ma servirebbe anche omogeneità di comportamenti, dal Portogallo fino alla Grecia, e servirebbe un sistema davvero coordinato e organizzato e un'omogeneità nei comportamenti anche delle forze di polizia impiegate. Ricordiamoci che in Europa ci sono grandi differenze nel modo di affrontare questi problemi a seconda dei Paesi".
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