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Gli Al Mukawama sono un progetto di Zulù (99 Posse), Neil "Perch" (Zion Train) e Papa J (Malastrada).
Nato da un’idea di Sasquatch e reso possibile dall'incontro fra Luca "Zulù" e Papa J - membri fondatori dei 99 POSSE - e Neil "Perch", dubmaster e anima ritmica degli ZION TRAIN.
Da una parte la Posse - band che ha scritto una pagina indelebile nella musica indipendente italiana - dall'altra parte una crew, un soundsystem che è non solo un modo di espressione musicale e culturale, ma ancheuna filosofia di vita.
Accompagnati in concerto da Dave "Hake" - trombettista dei Crispy Horns - e da Paolo "Bantone" Polcari - tastierista degli AlmaMegretta da qualche anno produttore a Londra - e dalle proiezioni di immagini di vita e di lotta curate dal regista Antonio Bocola, che con le sue costruzioni video introduce visivamente gli spettatori nel mondo descritto dalla musica e dalle parole del combo.
Una nuova esperienza di condivisione musicale e politica per questo collettivo già impegnato a sostenere molte realtà di lotta in Italia e nel mondo.
In un periodo storico in cui l'arabo e il musulmano vengono additati come terroristi e sanguinari, abbiamo scelto un nome in arabo il cui significato, “la resistenza”, rappresenta un baluardo contro questo modello di sviluppo fondato sulla discriminazione economica e sulla guerra, che in alcune zone del mondo si combatte con armi reali e produce vittime reali,tangibili, in larga parte "innocenti" (ammesso che un "colpevole" meriti di essere ammazzato da un suo simile per le sue colpe), ma che si combatte e fa danni anche in paesi dove ufficialmente c'è la pace.
Ogni giorno la vita di oramai due terzi della popolazione mondiale è una battaglia contro la disoccupazione, la precarietà, le condizioni di lavoro, l' invivibilità dei quartieri popolari, la cattiva e scarsa alimentazione, la macrocriminalità e le leggi liberticide, i confini e i permessi di soggiorno, gli interessi delle aziende e gli accordi internazionali.
E' paradossalmente dalle zone del pianeta in cui questa "everyday war" si combatte in maniera più efferata e produce i danni più grossi (come la Palestina ma anche il sud est messicano) che vengono gli stimoli più poderosi ed i segnali più eclatanti di una resistenza che viene dal basso e che sembra impossibile immaginare di fermare: dall'Intifada di una gioventù palestinese priva di un esercito regolare e armata perlopiù del proprio coraggio, all' "esercito degli straccioni" del subcomandante Marcos armato solo di parole contro chi gli nega tutto a partire dall'esistenza, i segnali dell'opportunità reale di pensare ad "un altro mondo possibile", si fanno oggi più che mai tangibili e trovano nelle molteplici anime del movimento No Global una platea attenta di spettatori e protagonisti di disagi e lotte: dagli operai di Melfi, Termini Imerese, Arese e Torino agli studenti che occupano le scuole contro le privatizzazioni, dalle donne in nero in Israele ai Black Block, da Don Vitaliano Della Sala al movimento dei disoccupati, dalle moltitudini di migranti agli "stranieri nella loro nazione", a mille altri ancora.
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