Quando un dente è interessato dalla carie, si può verificare una situazione particolare “grave”. La carie si approfondisce fino ad arrivare alla prossimità della polpa del dente, che è lo strato più interno e vivo del dente. La polpa è quell’organo che è deputato alla sensibilità e a mantenere la struttura del dente viva. Quindi c’è deposizione continua di calcio e una continua imbibizione degli strati interni del dente per mantenerli in massima forma. Quando appunto la carie arriva molto vicino al dente ne comincia a soffrire anche la polpa. Quando la carie è proprio vicina, possono verificarsi delle contaminazioni batteriche della polpa, che andrà incontro ad una situazione che si chiama pulpite, che è una delle condizioni più dolorose che possa sperimentare un essere umano, tant’è che in passato quando l’odontoiatria non esisteva ci sono stati anche casi di suicidio da pulpite. È il dolore più acuto che possa succedere a una persona, ed è causato dal fatto che la polpa è contenuto all’interno di un astuccio osseo, che è il dente e non può gonfiarsi perché la scatola è rigida e quindi la sollecitazione contro i nervi della sensibilità è potentissima. La stessa infiammazione sulla superficie della pelle, per esempio un brufolo, si sviluppa all’esterno non fa male, non da disagio, ma all’interno di una scatola chiusa, aumenta la pressione in maniera esponenziale, causando notevolissimi disagi. A volte, una volta superata la fase acuta della pulpite, può accadere che il dente proprio faccia un ascesso, un vero e proprio ascesso che si manifesta col classico gonfiore. Altri casi ancora quando una carie è vicina al dente e il dentista la pulisce e ricostruisce il dente, potrebbe accadere però che ormai la polpa è già sofferente e l’otturazione viene eseguita troppo tardi. Anche in quel caso dopo qualche giorno, qualche settimana il dente può risultare sensibile e sviluppa ancora una malattia della polpa e quindi una pulpite. Quindi ci sono diverse cause che mi possono portare a una perdita della vitalità del dente, una otturazione molto vicina oppure una pulpite causata dalla carie, o un vero e proprio ascesso. A quel punto però il dente non è detto che sia da rimuovere e da gettare ma si può tentare di curarlo con una cura che si chiama “cura calare”. In che cosa consiste? In maniera molto semplificata, consiste nell’aprire il dente, rimuovere tutto il materiale vivo, oppure necrotico che era contenuto nella polpa del dente e nella sua radice, poi medicare la radice e poi otturare la radice e la camera della polpa con un materiale biocompatibile e inerte. A questo punto il dente non è più un dente vivo e non risponde più, per esempio agli stimoli di temperatura, non sentirà più il caldo o il freddo per esempio. Questo dente pertanto poi potrà essere ricostruito a seconda dei casi con una semplice otturazione, una ricostruzione o anche una corona. Ma questo si deciderà in funzione di quanta parte del dente sano è rimasto. Una cosa importante sui denti che sono stati curati in questa maniera è la seguente: un dente è molto simile a un albero quando è vivo, è una struttura che si adatta facilmente all’ambiente. Prendiamo un albero, se c’è una bufera che non sia così potente da sradicarlo, lui si rifletterà, si fletterà anche moltissimo, ma poi quando la bufera passa l’albero elasticamente riprende la sua forma. Perderà qualche foglia, si piegheranno i rami, si piegherà il fusto ma ritorna com’era. Invece un dente che ha perso la vitalità, per effetto di una cura per effetto di una carie, si troverà a essere come un albero morto. Quindi c’è, è presente, ma se viene sollecitato, è molto probabile che si spezzi. Molti credono che quando su un dente è stata eseguita una cura calare, quel dente la sia immune da carie, sia immune da problemi perché ormai non darà più sensibilità e quindi uno pensa che sia un dente eterno. No! È esattamente l’opposto. Un dente devitalizzato è delicato, fragile con poca capacità di resistere alle carie e il fatto che non sia sensibile aggrava la condizione, perché qualora ci fosse una carie non ci si accorge. Quindi se è vero che da una parte il dente è più fragile, è più complicato ricostruirlo, però è anche vero che attraverso questo tipo di cura è possibile mantenere per un’infinità di anni, una bocca funzionale con i suoi denti originali senza ricorrere a estrazioni, mutilazioni di vario tipo e magari protesi rimovibili. Nel passato, quando queste cure erano molto meno efficaci di quanto non siano ora, la gente portava le protesi parziali perché i denti non erano recuperabili, erano molto fastidiosi da tenere e vengono rimossi. Quindi attenzione, si tratta di una terapia comunque migliore dell’estrazione e della sostituzione con impianti.
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