Abbiamo voluto testare l’efficienza della sanità lombarda: abbiamo spesso sentito parlare di eccellenze, ma anche di lunghe code d’attesa per una semplice visita.
A fine gennaio 2023, sul sito della regione si leggeva: Liste d’attesa ridotte in Lombardia per mammografie, tac e risonanze. Grazie a una delibera proposta dall’assessore regionale al Welfare e approvata dalla Giunta, aumentano le prestazioni ambulatoriali che godranno di slot aggiuntivi così da recuperare i rallentamenti e l’allungamento dei tempi d’attesa dovuti al Covid.
Almeno a parole: abbiamo provato a chiamare il call center che permette di prenotare una visita ambulatoriale, con ricetta alla mano, per capire effettivamente quanto si deve aspettare in Lombardia per una visita ginecologica.
A questo punto, oltre al codice fiscale del paziente, mi chiede: numero dell’impegnativa, numero di telefono e mail. Una volta raccolti tutti i dati necessari, arriva il verdetto:
Avete sentito bene, quattro mesi per una visita ginecologia a Milano.
A quel punto chiedo di poter verificare la prima disponibilità in qualsiasi ambulatorio in città.
Cambia l’ospedale ma le tempistiche sono comunque lunghissime, e ci chiediamo il perché.
Quindi secondo la signorina del call center, avere un’impegnativa di “prima visita” piuttosto che “visita di controllo”, diminuirebbe le liste d’attesa.
Adesso ci chiediamo: dover aspettare più di tre/quattro mesi per una visita di controllo, è accettabile? Da una regione che da sempre vanta la sua eccellenza in ambito sanitario, non si può avere di meglio?
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