Micromedia: intervista di Emilio Carnevali ad Emiliano Brancaccio
Mercoledì 27 Maggio 2009
Liberazione, sabato 16 maggio 2009
Come smontare le verità indiscusse dei vari Ichino, Sartori o Salvati
TRENTANNI DI LIBERISMO
ANALIZZIAMOLI CON MARX
di Rosario Patalano
I testi che Emiliano Brancaccio ha raccolto in un volume in questi giorni in libreria (La
crisi del pensiero unico, Franco Angeli, pagine 174, euro 13) rappresentano un esempio
di letteratura critica. Il modello al quale evidentemente Brancaccio si ispira è la
marxiana Kritik der Politischen Ökonomie, cioè un programma scientifico diretto a
svelare i presupposti ideologici della teoria e della politica economica liberista
dellultimo trentennio, il cui potere è stato così forte e incontrastato che non si è esitato
a coniare il termine di pensiero unico per definirla. Gli interventi raccolti nel volume
hanno natura eterogenea, alcuni dettati dalla contingenza politica, altri più meditati e
complessi. Tutti gli scritti sono però accomunati dallobiettivo di offrire al lettore un
punto di vista critico e alternativo sui temi cruciali del dibattito politico ed economico.
In queste pagine il marxismo si riappropria dunque della sua valenza illuministica, e
riacquista la sua carica di potente strumento di disvelamento dei meccanismi e dei
conflitti che presiedono alla riproduzione e alla crisi del capitalismo contemporaneo.
Il volume è diviso in cinque parti: controversie sulla politica economica,
recensioni e commenti, ritratti del Novecento, leconomia e la politica dei Nobel, e una
appendice teorica finale. In ogni sezione gli interventi sono riportati cronologicamente
in un crescendo di impegno polemico in cui i protagonisti nostrani del pensiero unico
sono chiamati dallautore a confrontarsi sul duro terreno dei fatti concreti. Nel
susseguirsi degli interventi dedicati alleuro, ai reali effetti della precarietà del lavoro,
alle morti bianche, alla questione ambientale, vengono di volta in volta affrontati i vari
Boeri, Giavazzi, Ichino, Romano, Salvati, Sartori ed altri. Le argomentazioni di questi
autori, solitamente presentate al grande pubblico come indiscutibili verità scientifiche,
si rivelano sorprendentemente fragili sotto i colpi di una critica a fil di fioretto, il più
delle volte ironica e sempre implacabile. Ma la critica di Brancaccio va oltre il mero
attacco ai propugnatori della vulgata economica, e in alcuni interventi prende anche di
mira alcune comode certezze che si sono diffuse in questi anni nellambito della stessa
cultura antagonista. Per esempio, Brancaccio si fa carico della necessità di riconoscere i
motivi reali di conflitto tra lavoratori che possono scaturire dal fenomeno migratorio.
Egli infatti critica la proposizione secondo cui gli immigrati sarebbero necessari per
garantire le pensioni ai nativi, chiarendo che questa idea dipende dallinfondato
convincimento che tutti i lavoratori, nativi e migranti, trovino sicuramente
unoccupazione. Così facendo Brancaccio impegna il lettore ad affrontare di petto temi
scottanti e indigesti, soprattutto a sinistra. Egli si pone quindi agli antipodi rispetto per
esempio alla visione immaginifica di un Negri, il quale preferisce celebrare la potenza
sovversiva del migrante senza tuttavia mai dimostrarla. Ma è proprio grazie alla
ostinazione di Brancaccio nel verificare ogni proposizione e nel non cedere alle facili
assunzioni, che scaturisce dal suo libro la concreta possibilità di delineare una teoria e
una pratica politica che fattivamente contribuiscano alla difficile opera di riunificazione
del mondo del lavoro. Quella del pericolo di una guerra tra lavoratori è del resto un
cruccio che attanaglia lautore, e sul quale egli in più occasioni si sofferma. In
particolare, è vivo in Brancaccio il timore che la crisi attuale possa essere aggravata da
una competizione senza freni tra i lavoratori dei diversi paesi, che determinerebbe una
ulteriore caduta dei salari e quindi anche della domanda globale. Da queste riflessioni
emerge anche una critica generale nei confronti della scienza economica dominante, che
sembra il più delle volte incapace di evidenziare linstabilità e lirrazionalità del
meccanismo capitalistico, e che di conseguenza non appare nemmeno in grado di
interpretare correttamente la crisi in corso. In questo senso, la sezione dedicata alla
critica dei Nobel per leconomia degli ultimi dieci anni risulta particolarmente
illuminante, e per certi versi costituisce un caso unico nellattuale panorama editoriale
italiano.
La necessità di una visione teorica alternativa è il risultato logico che scaturisce
dalla critica del pensiero economico dominante. (...)
Rosario Patalano
(Università Federico II di Napoli)
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