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Per il trattamento del mieloma multiplo, tumore che si sviluppa nel midollo osseo, con una prevalenza di insorgenza nella terza età, sono oggi disponibili strategie terapeutiche innovative in grado di controllare la malattia nel tempo, usati anche in combinazione. Fra questi la categoria degli immunomodulanti, small molecols orali con molteplici meccanismi d’azione, tra cui la stimolazione del sistema immunitario. Fino ad oggi gli immunomodulanti, e in particolare la LENALIDOMIDE, erano utilizzati solo in pazienti non candidabili al trapianto di cellule staminali, terapia considerata ancora oggi gold standard quando possibile o in pazienti con recidiva. Ma da maggio l’AIFA ha approvato l’utilizzo e la rimborsabilità di lenalinomide anche come monoterapia di mantenimento nei pazienti sottoposti a trapianto autologo, con lo scopo di prevenire o ritardare le ricadute di malattia, obiettivo confermato da 4 studi clinici che hanno evidenziato un beneficio significativo in termini sia di sopravvivenza libera da malattia che di sopravvivenza globale. Una strategia che rivoluziona di fatto il paradigma di gestione della fase post trapianto quindi, con una molecola che fra i vantaggi ha anche quello di avere un profilo di alta tollerabilità e può essere assunta per bocca e a domicilio, con un indubbio impatto positivo non solo sulle condizioni cliniche ma anche sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari.
Nel corso della Conferenza Stampa dedicata alla nuova indicazione di Lenalidomide abbiamo intervistato:
Vittorio Montefusco, Dirigente Medico del Dipartimento di Ematologia INT, Fondazione IRCCS Istituto Tumori di Milano
Michele Cavo, Direttore dell’Istituto di Ematologia “Seràgnoli” dell’Università degli Studi di Bologna
Jean-Yves Chatelan, Vice Presidente e Amministratore Delegato di Celgene Italia
Maria Teresa Petrucci, Dirigente Medico di Primo Livello del Dipartimento di Ematologia dell’Università Sapienza di Roma
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