La più orientale delle fortificazioni dello sbarramento di Lavarone-Folgaria si trova a 1908 metri di quota. Soprannominato "l'occhio dell'altipiano", esercitava principalmente funzioni di osservatorio e di collegamento ottico. A sud si distendono infatti la piana di Vezzena e l'altopiano di Folgaria, con visuale sul fronte delle prealpi vicentine prospicienti il Pasubio.
Con l'ausilio degli obici del sottostante Forte Verle, il distaccamento serviva a difendere l'estremo punto Nord, serrando così la strada a possibili azioni aggiranti di truppe da montagna. Nei primi giorni di guerra del 1915, venne preso di mira dagli alpini del battaglione "Bassano" ma la difesa della sua guarnigione ne impedì l'occupazione.
Rimase sempre in possesso delle truppe austroungariche e fu base di partenza per l'offensiva del maggio-giugno 1916.
In conci calcarei squadrati con sottostante struttura in calcestruzzo, è opera ardita in quanto si appoggia alla roccia che gli fa da parete a nord, e si affaccia a strapiombo sulla Valsugana con un “salto” di 1300 metri. Era collegata telefonicamente e tramite segnalazioni ottiche con tutti i forti vicini tramite il comando di monte Rust, ed era inoltre collegata otticamente con la batteria germanica dell’Alpen Korps appostata sulla Panarotta a metri 2002.
L’amministrazione comunale di Levico, ha ottenuto i contributi per il restauro dell’opera:verrà realizzata una terrazza panoramica per valorizzare ulteriormente la sua funzione di osservatorio sulla Valsugana.
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I lavori iniziarono nel 1907 su una parete a strapiombo che scende per oltre 1300 metri fino a fondovalle. Allo scoppio della guerra però i lavori non erano stati ancora ultimati ed infatti l'armamento era molto semplice con solamente alcune mitragliatrici per la difesa ravvicinata posizionate su cupole girevoli. Era composto da tre piani ed era senz'altro una delle strutture militari più abitabili: le stanze erano ben illuminate, dotate di stufe, una buona ventilazione e da buoni servizi igienici. La corrente elettrica però mancava e l'illuminazione era garantita da lampade ad acetilene (compreso il riflettore a scomparsa dell'osservatorio). Il telefono permetteva di mettersi in contatto con tutte le altre strutture difensive della zona.
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