Nel Teeteto, Platone parla delle conoscenza e lo fa proprio attraverso un giovane di nome Teeteto che, d’accordo con Protagora e gli eraclitei, ritiene che la conoscenza sia una sensazione. Platone mette in luce un problema rispetto a questa convinzione del giovane: se la conoscenza fosse una sensazione sarebbe tutto vero perché la conoscenza diventerebbe soggettiva perché ognuno di noi conosce il mondo in modo diverso e ha sensazioni diverse anche rispetto alla stessa cosa. Quindi tutto sarebbe vero come sostenevano i sofisti o bisognerebbe determinare ciò che è vero in base alla maggioranza della gente ossia il vero è ciò che la maggioranza ritiene tale.
Platone però non era per niente convinto di queste soluzioni ossia da un lato che tutto è soggettivo e dall’altra che vince la maggioranza. Secondo il filosofo, doveva esserci qualcosa di vero di per sé, qualcosa che non dipenda dal giudizio del singolo o della maggioranza. in questo Platone si oppone quindi al relativismo dei sofisti che sostenevano appunto che tutto fosse soggettivo e sostiene che i sensi sono semplicemente un mezzo attraverso cui l’anima conosce le cose. Non sono più ciò che conosce ma sono un mezzo che l’anima utilizzare per conoscere le cose.
La conoscenza è, quindi, per Platone una opinione vera. Ma che cos’è vero allora? Che cos’è per te vero? Ecco Platone in questo caso non definisce direttamente il vero ma lo fa attraverso la definizione di che non è vero, ossia di ciò che è falso. Il falso sembra essere un errore nell’insieme di elementi. È come se in una catena di montaggio per la costruzione di qualcosa, ci fosse un intoppo nella catena di produzione e mancasse qualche pezzo. Ci fosse quindi un errore. E qual è l’origine di questo errore secondo Platone? una possibile risposta a questa domanda è che la nostra memoria è labile e può ricordare male le cose e, siccome noi per conoscere usiamo la memoria per rievocare ricordi, allora possiamo incorrere in errori.
Alla fine del Teeteto, però, Platone ritorna di nuovo sulla questione iniziale ossia che cos’è la conoscenza. E il quesito sull’errore portare il filosofo ad affrontare il problema del non essere sia nel Parmenide che nel Sofista che vedremo nelle prossime puntate.
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A presto. Dott.ssa Laura Pirotta, psicologa clinica.
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