Intervista a Don Marco Lai Direttore della Caritas Diocesana di Cagliari.
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Intervista di Marzia Piga -- Immagini di Chicco Lecca
(Marzia Piga) M.P. -- Nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto immigrazione nazionale, quali dati significativi sono emersi sulla Sardegna in generale e sulla Provincia di Cagliari.
(Don Marco Lai) D.M.L. -- Viene affrontato il problema con un criterio ampio ma anche molto attento. Non solo per i numeri: si deve parlare invece dell'immigrato come "portatore di valori". Gli immigrati in Sardegna, secondo la proiezione del dossier Caritas, si aggirano ormai intorno ai quarantamila. In Sardegna, già da diversi anni, l'incremento demografico sarebbe stato zero se non ci fossero stati gli immigrati. Addirittura quest'anno, nonostante la presenza degli immigrati siamo andati sotto. La questione demografica si lega anche allo sviluppo, a un buon sistema economico. Credo che sotto questo profilo la politica debba interrogarsi per tentare di gestire l'aspetto demografico: sarebbe davvero interessante un ritorno alla produttività agropastorale attraverso la gestione dei flussi degli emigrati.
Una presenza importante degli immigrati qui da noi in Sardegna proviene dalle Nazioni dell'Est e quindi badanti, sia donne che uomini, ormai davvero numerosi. Gli immigrati Filippini a Cagliari sono oltre milletrecento e quasi tutti lavorano presso famiglie, con regolare contratto. Si riscontra una presenza importante in tutta la Sardegna delle badanti e dei badanti Rumeni, così come le realtà Ucraina e Russofona, ugualmente rilevanti sia presso le famiglie sia anche presso le case di cura. Ancora forte la presenza Nord Africana, quindi Magrebina, dei provenienti dall'Africa un po' più profonda - in primo luogo dal Senegal - con attività legate al mondo Nord Africano, di piccoli commercianti. Quest'ultimo è un altro dato ultra positivo che ci proviene dall'immigrazione: mentre tante piccole aziende chiudono, abbiamo un incremento davvero rilevante in tutta Italia di imprese e attività commerciali legate agli immigrati.
Un altro fenomeno che ha caratterizzato questo 2012 ma anche il 2011 è il fenomeno dei richiedenti asilo, provenienti dalle primavere Arabe, quindi dal Nord Africa e dalla Libia ha comportato anche l'arrivo, qui in Sardegna, di oltre cinquecento richiedenti asilo, distribuiti in tante parti della Sardegna ma in modo particolare nella Provincia di Cagliari. Credo che il 60-65% siano rimasti proprio qui, nella Provincia di Cagliari, o nelle province vicine, per esempio il Medio Campidano o la Provincia di Carbonia-Iglesias. Quindi il problema è capire come poter aiutare questa gente ad entrare in un programma di inclusione sociale e di integrazione nel territorio.
M.P. -- In particolare quali sono le azioni di cambiamento che voi portate avanti nei confronti degli immigrati?
D.M.L. -- Abbiamo tirato su un centro di ascolto, e non solo, offrendo tutto il supporto ed il sostegno per il problema dell'alloggio, uno tra i bisogni primari, che è legato alla titolarità di permessi di soggiorno e all'aspetto sanitario. Li mettiamo in rete con i mediatori della Provincia, con i Caf e i diversi enti. Ci impegniamo a fare incontrare l'offerta lavoro con la domanda, soprattutto nel settore riservato ai badanti.
É un impegno notevole di risorse umane fatte da volontari, ma anche di risorse finanziarie. Soprattutto per l'immigrato appena arrivato, spesso molto povero, che ha difficoltà a capire il funzionamento della rete di supporto.
Per quanto riguarda il discorso delle povertà, sono state tante le iniziative che abbiamo realizzato, una l'abbiamo portata avanti con la Provincia, si tratta del micro credito sociale dedicato alle famiglie disagiate e "non bancabili".
Purtroppo, spesso le condizioni sono quasi al limite per cui i nostri servizi partono dalla mensa della Caritas, dai dormitori all'ambulatorio, alla prevenzione all'usura, al supporto psicologico, al supporto legale, allo using sociale. Soprattutto in questo momento sosteniamo anche le famiglie Italiane che, a causa della perdita del lavoro, si trovano spesso sfrattate, è' dunque necessario ricostruire in rete, con le politiche sociali degli enti locali, i percorsi di inserimenti abitativi. Abbiamo studiato le borse lavoro per i tirocini lavorativi, sostenendone i microprogetti per alleviare la difficoltà, proprio in questo momento, della perdita del posto di lavoro. Segnalo che riguardo alla perdita del posto di lavoro è attivo in Diocesi il prestito della speranza, iniziativa della CEI
L'ABi, inoltre, sostiene le famiglie per un anno senza dover restituire nulla in attesa di un nuovo posto di lavoro.
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