Il 27 giugno di 1980, alle 20:57 si inabissò il DC9 dell’Itavia che stava volando da Roma a Palermo. L’aereo era decollato da Bologna con due ore di ritardo. Lunghe inchieste, infiniti depistaggi, hanno portato a stabilire chi fosse in quelle zone in quel momento tragico nel basso Tirreno. Uno scenario di guerra che coinvolgeva almeno una ventina di aerei militari di varie nazionalità. Americani e francesi sicuramente e probabilmente anche libici. Gli Italiani non si sa quale ruolo potessero avere in quel contesto. Non abbiamo mai saputo con esattezza la verità, sappiamo per certo che in quella tragedia sono morte 81 persone. L’aereo che dell’Italia che si trovava in questo scenario, fu colpito da un missile, o forse da una collisione. Tra queste persone c’erano anche i signori Lachina, Giulia e Giuseppe, che stavano andando in Sicilia. Telefonarono a casa dicendo che erano in lista d’attesa e forse non avrebbero preso l’aereo, e invece poi andò diversamente. Ne parliamo con la figlia Elisabetta.
"Seppi da una zia la notizia della disgrazia e subito dopo mio fratello partì per Bologna per vedere se la macchina dei mie genitori fosse ancora lì all’aereoporto, il che avrebbe significato la conferma che erano saliti a bordo. Abbiamo chiamato tutti gli aeroporti per avere conferme ma nessuno rispondeva. All’improvviso avevamo perso i nostri punti di riferimento".
All’interno di Non Stop News, con Barbara Sala e Enrico Galletti e Stefano Mannucci.
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