Venezia (askanews) - Nessuna distinzione per i colori politici; la raffica di arresti eccellenti a Venezia, nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti per il Mose, il sistema di dighe mobili ideato per proteggere la laguna dall'acqua alta, non ha risparmiato nessuno, a prescindere dai pariti di appartenenza
Ai domiciliari è finito il sindaco della città, Giorgio Orsoni del Pd così come l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, di centrodestra, il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo e il generale in pensione Emilio Spaziante. In tutto sono 35 le persone fermate, un centinaio gli indagati.
Coinvolto anche l'ex governatore del Veneto e ministro del centrodestra, Giancarlo Galan.
L'inchiesta sulle presunte mazzette a politici e imprenditori per il Mose, aperta nel 2011 dalla Guardia di Finanza, ha avuto come primo protagonista Giorgio Baita, ex Ad della Mantovani, società padovana leader nel campo delle costruzioni, e riguarda presunti reati di corruzione, concussione e riciclaggio.
In manette era già finito anche l'ingegnere Giovanni Mazzacurati, il papà del Mose.
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