A settantanove anni dalla scomparsa, avvenuta il 9 maggio del 1944, è stato ricordato a Città di Castello Venanzio Gabriotti, militare e antifascista fucilato senza processo da un plotone della Guardia Nazionale sul greto del torrente Scatorbia. Presenti alla cerimonia il nipote, Giorgio Pellegrini, il sindaco tifernate Luca Secondi e il presidente dell'Istituto di Storia Politica e Sociale Venanzio Gabriotti, Alvaro Tacchini.
La rievocazione è stata aperta dal vicario generale della Diocesi di Città di Castello Don Andrea Czortek, che durante la messa nella Cappella dei Martiri della Libertà del Cimitero monumentale ha parlato a lungo di libertà e pace. Il suo discorso ha puntato anche a ricordare l'alto valore simbolico di una frase emblematica, ovvero «Per un'idea si vive, per un'idea si muore».
La celebrazione religiosa ha lasciato quindi il posto all'accompagnamento musicale della Filarmonica Puccini, mentre i bambini della Scuola primaria di Riosecco hanno deposto corone di fiori sul monumento ai caduti nelle due guerre mondiali, situato nei pressi del Famedio del Cimitero. A ridosso del torrente Scatorbia, dove Gabriotti fu ucciso, sono stati poi letti dei testi contenenti delle profonde riflessioni.
Inevitabile lo spostamento in piazza Gabriotti: lì altro materiale è stato letto dagli alunni della Scuola primaria di San Filippo. Le celebrazioni si sono concluse con la cerimonia finale del concorso lanciato dall'Istituto Gabriotti, con le premiazioni dei giovani che attraverso i propri elaborati hanno sviluppato il tema proposto per l'anno scolastico 2022-2023, ovvero il dramma delle guerre.
Servizio a cura di Alessandro Basile.
Cultura, a Città di Castello il ricordo di Venanzio Gabriotti
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