Oggi vorrei parlare di quello che Eckhart Tolle definisce il “corpo di dolore”, raccontando un aneddoto.
Una mattina mi sono alzata, ho fatto la mia meditazione ed ero di ottimo umore. Stavo sistemando alcune cose in casa e, ad un certo punto, mi sono accorta che il mio umore stava cambiando.
Grazie all'allenamento per mantenere la presenza mentale, mi sono accorta tempestivamente di questo cambiamento e ho iniziato ad osservare quali pensieri stavo facendo.
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Mi sono così resa conto che mi stavo preoccupando di aver commesso un errore con un paziente, uno dei miei tipici pensieri di inadeguatezza.
Ho compreso però che non era successo nulla nella realtà per farmi pensare che avessi potuto arrecare un danno al mio paziente, stavo semplicemente facendo i soliti pensieri costruiti dall'ego.
Nonostante questa nuova consapevolezza, però il senso di disagio persisteva e mi chiedevo perché continuassero ad arrivarmi questi pensieri.
In queste situazioni, in genere, mi metto a meditare, ma quel giorno avevo poco tempo perché dovevo andare al lavoro e mi venne in mente di cercare qualcosa su Youtube.
Era passato molto tempo da quando avevo letto “Il potere di adesso” di Eckhart Tolle e il video che mi venne da scegliere tra quelli proposti fu sulla descrizione del "corpo di dolore".
A proposito di sincronicità.... man mano che ascoltavo mi sembrava che Tolle descrivesse proprio il mio stato mentale di quel momento.
Il corpo di dolore
A proposito del corpo di dolore egli scrive:
“Finchè non riesci ad accedere al potere di adesso, ovvero di riuscire a vivere nel qui e ora, ogni dolore emotivo che provi, si lascia dietro un residuo che sopravvive dentro di te e si fonde con la sofferenza del passato che era già lì e si annida nella mente e nel corpo. Questa comprende naturalmente il dolore che hai patito da piccolo, causato dall'inconsapevolezza del mondo nel quale sei nato”.
Penso alla mia infanzia, quando mia madre non mi permetteva di fare qualcosa che desideravo e poi capitava che si pentisse di alcuni suoi no. Quindi fin da bambino abbiamo dei momenti di frustrazione, che spesso non comprendiamo, ma che dobbiamo accettare.
Tolle prosegue dicendo:
“Questo dolore accumulato è un campo di energia negativa che occupa il corpo e la mente. Se lo consideri come un'entità invisibile, a sé stante, ti avvicini molto alla verità. Il corpo di dolore è emotivo, ha due modi di essere: inattivo e attivo.
E' possibile che rimanga inattivo per il 90% del tempo, ma in una persona infelice può essere perennemente attivo. Ci sono persone che vivono quasi interamente attraverso il loro corpo di dolore, mentre altre che fanno esperienza solo in certe situazioni, come nelle relazioni sentimentali o in certe circostanze legate al lutto o all'abbandono.
Può essere innescato da qualunque cosa, specialmente se entra in sintonia con uno schema di dolore appartenente al passato. Quando è pronto a risvegliarsi dal suo stadio di inattività, persino un pensiero o un commento innocente espresso da una persona cara possono attivarlo”.
In quella mattinata, non era successo niente di reale che mi potesse creare malumore o sofferenza, sono stata travolta semplicemente da un pensiero, per cui le parole di Eckhart Tolle sono arrivate nel momento più adatto perché io potessi comprendere certi miei funzionamenti.
E' stato sincronico il fatto che in quel momento di turbamento, abbia proprio scelto quel brano. L'avevo già letto in passato ma non mi aveva colpito, non mi ci ero soffermata, non ero riuscita a capire il motivo per cui la sofferenza potesse arrivare nella mia quotidianità senza un motivo reale.
Un unico piccolo pensiero, che può far riaffiorare alla mente qualcosa legato al nostro passato.
In questo caso si è riattivato il mio solito timore di sbagliare, di non riuscire a fare sempre il meglio per gli altri.
Tutte le volte che ci ritroviamo a stare male ma non riusciamo a capire perché, se diventiamo consapevoli dei pensieri che facciamo, possiamo liberarci prima dal malessere.
Probabilmente alcuni nostri pensieri sono legati a certi schemi, al corpo di dolore e quindi basta che una collega non ci saluti con il sorriso perché ci venga da pensare di aver sbagliato qualcosa, magari la collega semplicemente ha una difficoltà e il suo non sorriderci non è collegato a noi. Ci ritroviamo così con un pensiero egocentrico che si collega a questa energia.
Come uscirne fuori lo vediamo alla prossima istantanea.
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