Il Santo del giorno 9 settembre. San Pietro Claver
San Pietro Claver (1580 - 1654) è stato un sacerdote gesuita spagnolo, noto per il suo instancabile impegno verso gli schiavi africani deportati in Sud America. La sua vita fu un testamento di dedizione e compassione verso i più deboli, un esempio vivente di amore cristiano radicale.
Nato a Verdú, in Spagna, nel millecinquecento ottanta, Pietro Claver mostrò fin da giovane un profondo desiderio di servire Dio e i più poveri. Si domandava. Come posso fare ad amare davvero il Signore? Che debbo fare per piacergli? Egli mi dà grandi desideri di essere tutto suo, ma non so come fare.
Entrato nella Compagnia di Gesù, la sua vocazione divenne chiara durante il periodo di studi a Maiorca, dove conobbe Sant'Alfonso Rodriguez, un portiere del collegio, il quale gli profetizzò una missione fuori dall'Europa. Quel profondo legame con Alfonso non fu mai dimenticato e rafforzò in Claver la convinzione che la sua missione fosse salvare le anime dimenticate nei lontani continenti.
Nel 1610, Pietro Claver partì per Cartagena, una delle principali città portuali della Colombia, conosciuta all'epoca come il centro nevralgico del commercio degli schiavi africani. Era un luogo in cui migliaia di uomini, donne e bambini venivano portati in condizioni disumane, per essere venduti come merce. Qui, Claver pronunciò un voto che sarebbe diventato il cuore della sua missione: “Io sarò schiavo degli schiavi per sempre”.
Al loro arrivo a Cartagena, gli schiavi erano spesso in condizioni terribili: denutriti, malati, con ferite aperte o gravemente traumatizzati dal viaggio. Pietro Claver accorreva al porto per accogliere queste persone emarginate, portando con sé cibo, acqua e medicine. Nonostante la barriera linguistica, riusciva a comunicare con loro con i gesti e con la sua infinita pazienza e compassione. Claver non si limitava solo a curarli fisicamente, ma portava loro anche un conforto spirituale, battezzando decine di migliaia di schiavi e assicurando loro che, agli occhi di Dio, la loro dignità era intatta e sacra.
Un aneddoto emblematico racconta di come Claver, vedendo un giovane schiavo gravemente malato e abbandonato da tutti, lo raccolse tra le braccia e lo curò personalmente, giorno dopo giorno, finché il giovane si riprese. Quel giovane diventò poi un suo fedele aiutante e uno dei più ferventi cristiani.
La sua dedizione agli schiavi non gli risparmiò critiche. Molti aristocratici e proprietari di schiavi lo consideravano un pericolo per il sistema economico dell’epoca. Pietro Claver, tuttavia, non vacillò mai, continuando la sua opera anche nei momenti più difficili. Si racconta che, mentre le navi degli schiavi attraccavano al porto, gli stessi animali rabbrividivano davanti alle condizioni in cui gli esseri umani venivano trattati, ma Claver, instancabile, non cessava di curarli e donare loro un rifugio spirituale.
Nel corso della sua vita, si stima che Claver abbia battezzato e istruito più di 300.000 persone maltrattate. La sua opera non si fermò solo alle cure materiali, ma cercò anche di costruire ponti tra le culture, insegnando agli africani i diritti che avevano anche come figli di Dio.
Gli ultimi anni di San Pietro Claver furono segnati dalla malattia e dall'isolamento. Colpito da una grave febbre, trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita paralizzato e in condizioni di estrema povertà. Eppure, anche in quella sofferenza, non smise mai di pregare per coloro che aveva servito. Morì il 9 settembre 1654.
Nel 1888, fu canonizzato da Papa Leone XIII e proclamato patrono delle missioni tra gli africani. Oggi è ricordato come un simbolo di speranza, giustizia e compassione, un uomo che sfidò l'ingiustizia con l'arma più potente: l'amore cristiano.
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