Il Sessantotto? È stato un modo splendido di vivere una giovinezza.
Intervista di Nicola Caracciolo in onda il 2 ottobre 1989 nel corso della prima puntata di "La grande utopia. Il fantasma della rivoluzione".
«- Qual è stata la tua parte nel '68, qui a Trento?
Beh, una bella parte, mi sono divertito, era molto bello. È stato un modo splendido di vivere una giovinezza.
- Perché bello, perché splendido?
Quando una cosa è bella, è bella, non c'è un perché: è bella, è intensa, è viva, è totale ... cento per cento.
- Ma cosa facevate?2
Tutto, tutto, tutto. Tutto e il contrario di tutto, il rovescio di tutto, il bianco, il nero, la negazione di ogni colore. Tutto. Semplicemente affermavamo nella maniera più totale il diritto di vivere senza nessuna limitazione ... di diventare intelligenti, di esprimere la propria cultura, la propria voglia di cambiare il mondo.
- Come avete cominciato?
Abbiamo cominciato bene. Cioè abbiamo cominciato come eravamo allora un poco tutti ... masticando molti libri, mangiando libri come se fossero carote. Libri nazionali, internazionali; frantumando ogni forma di provincialismo culturale che invece era pesante in quel periodo.
- E poi avete occupato l'università.
Poffarbacco sì, l'abbiamo occupata più volte! La prima volta per aprire i portoni anche a quelli che non avevano la licenza liceale. Poi dopo per tantissime altre cose, che in qualche maniera erano anche corporative, poi per motivi internazionali e poi per motivi di antiautoritarismo, per motivi più precipuamente sessantottini.
- Che effetto pensi che questa partecipazione al Sessantotto abbia avuto sulla maggioranza dei giovani di allora? Sulle loro vite, sul loro destino. È stata una buona cosa, è stata una cosa che li ha marcati nel bene, nel male...
Una cosa eccellente. Noi eravamo a Trento, quindi eravamo in qualche modo provincia in quel momento lì. Non che le cose siano molto cambiate, ma la televisione era una cosa molto ottusa, romana, particolaristica; la stampa badava soprattutto alle uova de La Scala, a fenomeni romani come Valle Giulia. Noi ci siamo molto giovati, credo, dell'essere stati qua in questa zona di aquile per poter sviluppare appieno tutte le potenzialità culturali del nostro movimento. Io credo che ne sono venute soltanto cose buone.
- Eppure si dice che da Trento è partito anche il terrorismo, o una certa variante del terrorismo: Curcio, la Cagol.
Sì, devo dire che si dicono sempre moltissime stronzate e io non sono qua per impedirlo, ognuno dica le sue.
- Ma erano qui, erano a Trento, è qui che si sono formati.
Sì. Devo dire ... Renato Curcio e Margherita Cagol: persone squisite, miei amici, persone di grande bellezza. Poi hanno fatto la loro strada, io quella strada non l'ho seguita, ma riaffermo totalmente la bellezza e l'integralità di queste persone quando erano qua a Trento. Successivamente, io credo, hanno commesso degli errori politici. La cosa non mi riguarda. La cosa adesso riguarda lo stato, riguarda le altre persone. Io ricordo Renato, ricordo Margherita; le ricordo qua nel mio cuore: erano persone molto belle, molto belle.»
L'intervista fu registrata davanti all'ingresso della facoltà di sociologia, via Verdi Trento, durante l'incontro di ex studenti nel ventennale del Sessantotto (27/28 febbraio 1988).
Sette mesi più tardi Mauro Rostagno (1942) verrà ucciso dalla mafia nei pressi della comunità Saman da lui fondata vicino a Trapani.
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