Giacomo Ronzitti, presidente di ILSREC (Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea) ha tenuto l'orazione commemorativa dell'eccidio di Forte San Martino di Genova il 16 gennaio 2015. In seguito a una sentenza del Tribunale militare speciale, convocato la notte precedente dal prefetto Carlo Emanuele Basile, all’alba del 14 gennaio 1944 otto detenuti politici, rinchiusi nel carcere di Marassi, vennero prelevati e fucilati presso il forte di San Martino. La strage venne attuata in risposta ad un agguato messo in atto il giorno precedente, nella centralissima via XX Settembre, da Giacomo Buranello (“Pietro”) e un suo compagno dei Gap contro due ufficiali tedeschi ma, più in generale, mirò a infondere paura e sgomento tra la popolazione e i lavoratori a fronte dei recenti scioperi promossi dal movimento clandestino e ad una crescente disaffezione sociale nei confronti della Rsi. Chiamato al forte di San Martino, il tenente dei carabinieri Giuseppe Avezzano Comes si rifiutò di ottemperare all’ordine di fucilazione impartitogli dal colonnello della milizia fascista Salvatore Grimaldi, comportamento seguito anche dagli uomini del suo plotone. Messi due a due, uno di fronte all’altro, gli otto patrioti vennero così uccisi a colpi di mitra e pistola dalle Ss e dai fascisti della Gnr: erano Dino Bellucci, insegnante, Giovanni Bertora, tipografo, Giovanni Giacalone, straccivendolo, Romeo Guglielmetti, tranviere, Amedeo Lattanzi, giornalaio, Luigi Marsano, elettricista, Guido Mirolli, oste, Giovanni Veronelli, operaio. Il più giovane aveva trentuno anni, il più anziano cinquantasette.
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