Pioggia, grandine e soprattutto vento. Vento forte, oltre i 100 km/h. Ore 4.10: Milano si trasforma in un catino in cui – in appena quindici minuti – si riversano 48 millimetri di acqua. Un “fatto eccezionale”, spiegano a posteriori gli uomini della Protezione civile. “Un’apocalisse” e “un inferno” sono invece le definizioni che compaiono dai social proprio mentre la città viene sommersa. Perché tanti, quasi tutti i milanesi, parte della nottata l’hanno passata insonne, a guardare fuori dalla finestra lo spettacolo impressionante della natura che si scatena.
A dare ulteriormente una dimensione al fenomeno ci hanno pensato i vigili del fuoco che, fin dalla prima mattina parlano di una “situazione tragica”. Il telefono delle caserme di tutta la città metropolitana ha squillato più di 200 volte ancor prima dell’alba. Prima di pranzo, le chiamate saranno oltre 500. Ma tutte le squadre sono fuori, insieme agli uomini della protezione civile. Impossibile rispondere a tutti.
E poco importa che a poche ore di distanza, su Milano splenda il sole. Perché i segni del passaggio del nubifragio sono lì, sotto gli occhi di tutti. Alberi divelti e crollati sulle auto in sosta, tronchi di traverso in mezzo alle strade, scooter ribaltati, cartelli e semafori spazzati via. La fortuna, se di fortuna si può parlare, sta tutta nell’orario, in piane notte, mentre in giro non c’era nessuno.
La prima conseguenza è quella sul traffico. Gli unici mezzi pubblici a non aver subito interruzioni sono le metropolitane. Gli autobus circolano a singhiozzo. Tram e filobus semplicemente sono fermi a bordo strada. Troppi rami sui binari, troppi alberi crollati sulle linee aeree dei mezzi. Impossibile circolare.
E dove non arrivano gli alberi, ci pensano i ponteggi. In via Ripamonti, all’angolo con viale Isonzo, un ponteggio di sei piani si è abbattuto sulla preferenziale della circolare 90/91, demolendo i cavi di alimentazione.
A metà mattina, il Comune decide di chiudere i parchi recintati: questione di sicurezza spiegano da Palazzo Marino. Perché quel che è rimasto in piedi lunedì notte, potrebbe cadere in qualunque momento. Anche il Castello Sforzesco chiude: sono cadute le tegole delle merlate e quelle ancora su sono instabili. Si allaga il palazzo di giustizia, si allagano le strade. Guidare in città non è altro che uno slalom lentissimo tra tronchi e rami.
In una città sfregiata, la conta dei danni sarà lunga e non sarà semplice prevedere quando i servizi – a partire da tram e filobus – potranno rientrare in servizio.
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