"Sopra un'aria antica"
musica di Ottorino Respighi
testo di Gabriele D'Annunzio (dal "Poema paradisiaco", 1892, Hortus Larvarum).

Quarta lirica della raccolta su testi di D'Annunzio composta da Respighi durante il suo soggiorno estivo del 1920 a Capri, con sua moglie Elsa Olivieri Sangiacomo. Esempio sublime del Neoclassicismo del primo Novecento, di cui Respighi era un esponente importantissimo. Infatti Respighi sceglie di ambientare questo testo sull'ultima conversazione tra due amanti in un sottofondo musicale ispirato all'aria antica "Intorno all'idol mio" di Marcantonio Cesti, che permea tutto il brano velando di malinconia il dialogo tra i due amanti.

Interpreti:
Marta Rossi, soprano
Marcelo Ayub, piano

Registrato il 28 giugno 2021a Buenos Aires (Argentina)

Testo:

Non sorgono (ascolta,
ascolta) le nostre parole
da quell’aria antica?
Io t’ho dissepolta.
E al fine rivedi tu il sole, 5
tu mi parli, o amica!

Queste tu parlavi
parole. Non odi? Non odi?
Ma chi le raccolse?
Da gli alvei cavi 10
del legno i tuoi modi
sorgono, che il vento disciolse.

Dicevi: "lo ti leggo
nel cuore. Non mi ami.
Tu pensi che è l’ultima volta!" 15
La bocca riveggo
un poco appassita. "Non m’ami.
È l’ultima volta.

Ma, prima che tu m’abbandoni
il vóto s’adempia. 20
Oh! fa che sul cuore io ti manchi!
Tu non mi perdoni
se già su la tempia
baciata i capelli son bianchi?"

Guardai que’ capelli, 25
su quel collo pallido i segni
degli anni; e ti dissi: "Ma taci!
Io t’amo". I tuoi begli
occhi erano pregni
di lacrime sotto i miei baci. 30

"M’inganni, m’inganni"
rispondevi tu, le mie mani
baciando. "Che importa?
Io so che m’inganni;
ma forse domani 35
tu m’amerai morta."

Profondo era il cielo
del letto; ed il letto profondo
come tomba, oscuro.
Era senza velo 40
il corpo; e nel letto profondo
parea già impuro.

Vidi per l’aperto
balcone un paese
lontano solcato da un fiume 45
volubile, chiuso da un serto
di rupi che accese
ardeano d’un lume

vermiglio, nel giorno
estivo; ed i vènti 50
recavano odori
degli orti remoti ove intorno
andavano donne possenti
cantando tra cupidi fiori.

(Gabriele D'Annunzio)

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